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Arte in lutto, morto lo scultore Mitoraj

Si è spento l’interprete del post-neoclassico

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Lo scultore dallo stile archeologico: così ci ricorderemo di Igor Mitoraj, per molti aspetti una sorta di Antonio Nunziante della statuaria. L’artista è morto settantenne il 6 ottobre a Parigi, dove viveva quando era lontano dal buen retiro lucchese, Pietrasanta, patria d’adozione sua e di altri artisti come Botero.
Polacco nato in Sassonia, Mitoraj inizia come pittore: ricevette i rudimenti artistici a Cracovia, avendo tra i suoi maestri Tadeusz Kantor, pittore, regista teatrale e scenografo. Nell’anno della contestazione studentesca si trasferì a Parigi, per completare la sua formazione: in riva alla Senna, sei anni dopo, ebbe la consacrazione che lo convinse a specializzarsi nell’arte scultorea. L’amore per l’arte di Policleto e Michelangelo, però, era sbocciata in lui durante un viaggio in Messico. Dapprima bronzista e argillista, dopo che, nel 1979, rimase letteralmente “folgorato” dalla visione delle cave di Carrara, si convertì, in un certo senso, al marmo. Cominciò allora la sua frequentazione con la placida Toscana: quattro anni più tardi aprì  bottega nella ridente Pietrasanta. Il resto è storia di mostre e di installazioni, di opere commissionate e di opere contestate. Ad affollare l’immaginario creativo di Mitoraj le statue colossali dell’età classica, le grandi effigi di dei, eroi e imperatori: ma ciò che fa della sua arte qualcosa di diverso da quella di un novello Canova o Thorvaldsen è il fatto che egli le concepisce fin dall’inizio come se fossero reperti affiorati da uno scavo o da un ritrovamento subacqueo, cioè appunto come se fossero frammenti (gambe, teste, torsi, busti) di opere d’arte antica possibili. Tra i suoi lavori destinati a maggiore celebrità: l’Héros de Lumière allo Yorkshire Sculpture Park (1986), il Tindaro screpolato di Firenze (1998), l’Eros bendato di Cracovia (1999).

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