Il mondo della filosofia e quello del cinema, sono solo apparentemente lontani anni luce, infatti l’una è creatrice di riflessioni astratte e complesse, l’altro è invece portatore di immagini chiare, dirette e prevalentemente di immediata lettura. La premessa di questo ragionamento è che non viene messa in dubbio ne’ l’importanza del il cinema ne’ quella della filosofia stessa. La filosofia infatti non è soltanto un’attività riflessiva, contemplativa, ma anche una continua creazione di concetti .Allo stesso modo il cinema è una continua creazione di immagini. Quello che viene proposto da Deleuze infatti è un parallelo, un intreccio tra le due pratiche: una concettuale, la filosofia, l’altra artistica, il cinema.La geniale intuizione di Deleuze consiste proprio nell’abilita’ del mettere in contatto queste due pratiche, facendo si che l’una si sveli e si strutturi grazie all’altra. I due volumi in cui il filosofo della “differenza” si cimenta in questo ragionamento sono “L’immagine movimento cinema 1” e “L’immagine tempo cinema due”.
Nel primo libro, vengono presentati i tre stadi in cui lo spettatore pratica “il transfert” dalle immagini ai concetti, ovvero l’immagine- azione, l’immagine- percezione, e l’immagine affezione. Questo è il cinema tipico della narratività classica in cui le percezioni senso motorie dettano la trama del film, e i nessi causali all’interno della storia sono espliciti e ben chiari agli occhi dello spettatore. Questo primo tipo di cinema è anche chiamato “organico” in quanto lo spettatore in esso riesce ad orientarsi grazie all’organicità dell’azione dei corpi che vede scorrere nelle immagini sullo schermo.
E proprio come il cristallo appare nella sua costitutiva doppiezza, così il tempo si propone nella sua costitutiva virtualità ed indiscernibilità. In questo contesto cinematografico i nessi sono interrotti, il narrativo è spezzato, discontinuo, proprio perché è il tempo in persona che fa la sua comparsa: a creare il cristallo è l’operazione fondamentale del tempo, che si scinde continuamente in passato che si conserva e in presente che passa tendendo verso il futuro.
Ogni film ha una trama concettuale che è la struttura ossea: la semplicità del concetto unita all’immagine diventa una figura che si imprime nella mente dello spettatore. Attraverso la musica, i colori, le figure, le trame, le immagini e i concetti infatti l’uomo può raddoppiare la propria esperienza, e riflettere sul mondo e su se stesso.