Si chiama Dalila Bonelli, ha 26 anni ed è la blogger di San Salvo (Chieti) protagonista di un piccolo caso editoriale. Da qualche giorno è approdato nelle librerie di tutta Italia, per la Giunti, Casa Delirio. Diario di una donna completamente imperfetta.
Quella di Dalila è una storia iniziata sul web circa due anni fa, quando ha deciso di iniziare a scrivere per 'sfuggire' a una realtà che si stava facendo un po' stretta: «Ero arrivata al limite - racconta - perché ero una giovane mamma, una giovane moglie e vedevo la mia vita completamente diversa da quella dei coetanei, chiusa in casa a destreggiarmi tra pappe, "vomiti" e pannolini. Ero ancora una studentessa universitaria 22enne quando scoprii di essere incinta, prima di un esame di Fisica. Da lì ho iniziato a vedere il contrasto tra la realtà dei miei coetanei, presi da tutt'altro, e la mia. Sembrava che mi trovassi in un mondo parallelo».
Dalila sbarca così nella 'rete' per raccontare le disavventure e le difficoltà dettate da un cambiamento così radicale: «Ho trovato così "conforto" nel web. Ho aperto il blog Donna Delirio, donne sull'orlo di una crisi di nervi. Fino ad allora non sapevo neanche cosa fosse un blog e come si gestisse anche se ho sempre avuto una passione per l'informatica e internet, ma da semplice "frequentante" e non "costruttrice" di qualcosa. In realtà ho sempre scritto su quaderni e diari appuntando amori, sventure ecc. Poi ho scoperto le piattaforme di blogging gratuite e ho iniziato on line. Non volevo farmi riconoscere e avevo più libertà potendo essere acida fino in fondo».
La giovane autrice ammette che l'acidità è un tratto distintivo del suo carattere e non nasconde anche un piccolo equivoco che c'è stato intorno al suo blog e al suo libro: «È stato il lettore che ha travisato la mia estrema acidità come ironia. Il libro si trova sugli scaffali del settore umoristico, ma chi mi conosce sa che sono tutto tranne ironica. Ora lo sono diventata un po' di più, perché anche gli altri che ridono delle mie disavventure mi hanno un po' cambiata, ma sono stata sempre un po' indisponente».
Il blog si colloca in netta contrapposizione con quelli classici dedicati al mondo della maternità dipingendo una realtà non proprio perfetta. A testimonianza che le difficoltà vissute da Dalila sono comuni a tante neomamme, cresce il numero delle lettrici, tra le quali l'editor della Giunti che le proporrà di scrivere il libro uscito qualche giorno fa: «Il passo dal blog al libro forse è stato un colpo di fortuna. L'editor della casa editrice è una giovane mamma come me, con una figlia più piccola. È capitata sul sito per motivi personali e ha iniziato a seguirmi; le è piaciuto il mio modo di raccontare diversamente il mondo mammesco. Sul web è rose e fiori dove tutte sono fantastiche e riescono fare tutto contemporaneamente. Io, invece, non riuscivo a fare nulla».
È arrivata così la proposta editoriale alla quale è seguito l'abbandono dell'anonimato: «A giugno mi è arrivata una mail con la proposta, pensavo fosse uno scherzo. Mi è stato chiesto di cimentarmi nella scrittura di un libro, ci ho provato e... eccoci qui! Ho abbandonato così l'anonimato promuovendo il libro (che non poteva restare senza nome) sul blog, ma non ho fatto più di tanta pubblicità , perché se uno vuole leggere deve partire da sé».
Il libro è per la gran parte inedito e «copre un anno di vita di Giosuè - spiega Dalila - Il filo conduttore è una vicenda accaduta realmente e non narrata nel blog, ovvero la ricerca della casa dove abito ora».
Per la giovane sansalvese la scrittura è stata una sorta di 'salvezza' e oggi, concludendo, sottolinea il ruolo che questa può avere nella risoluzione di problemi piccoli e grandi: «Non sono una scrittrice, ma mi ha sempre aiutato scrivere perché sono abbastanza introversa e faccio fatica ad aprirmi. Ho trovato sempre più semplice scrivere a me stessa per chiarirmi. Il fatto di mettere per iscritto un problema lo fa diventare più chiaro e lo riesci ad affrontare meglio. In quel momento pensavo ci fosse un ostacolo insormontabile davanti a me; metterlo per iscritto mi ha fatto capire che non era nulla di grave. Spesso i problemi nella testa li facciamo diventare molto più grandi di quelli che sono, scrivendoli tornano nella giusta misura, a portata di mano, diciamo».