Ufficiale: agli Oscar del 2018 l’Italia non avrà una sua rappresentanza.
Non è entrato nel novero dei nove candidati per il miglior film straniero, infatti, il film A Ciambra dell’italo-statunitense Jonas Carpignano, in lizza per concorrere in quella categoria. A contendersi la statuetta saranno invece, per il cinema extra-americano, Una mujer fantástica del cileno Sebastián Lelio, Testről és lélekről (Corpo e anima) dell’ungherese Ildikó Enyedi, Foxtrot dell’israeliano Samuel Moz, Loveless – Il favorito, del russo Andrey Zvyagintsev, Félicité del franco-senegalese Alain Gomis, The wound (La ferita) del sudafricano JohnTrengove e, in ultimo, The square (La piazza) dello svedese Ruben Östlund.
Alcuni di queste pellicole sono, in realtà co-produzioni tra più Paesi. È il caso anche della nostra esclusa, il cui titolo allude al nome della comunità rom di Gioia Tauro. A Ciambra si presenta infatti come una co-produzione tra Italia, Brasile, Germania, Francia, Stati Uniti e Svezia. Regista e sceneggiatore è, come abbiamo detto, Jonas Carpignano, affascinante misto di sangue italico (per parte di padre) e afro-americano (per parte materna).
Nato nelle Barbados e cresciuto tra New York e Roma, Carpignano firma con A ciambra la sua seconda, fortunata regia, dopo Mediterranea, l’esordio assoluto. L’avventurosa vicenda di un cittadino del Burkina Faso che decise di prendere il mare insieme a suo fratello per emigrare in Italia ne fece, nel 2015, una piccola icona del cinema indipendente e gli valse il premio come regista rivelazione al Gotham Independent Film Awards e quello come miglior regista esordiente ai Natonal Board of Review Awards. Il film, inoltre, si prese d’autorità anche due candidature, come miglior film d’esordio e miglior sceneggiatura d’esordio, agli Independent Spirit Award 2016.
Percorso trionfale anche per A ciambra. La storia di Pio, il ragazzo rom di Gioia Tauro che, dopo l’arresto del padre e del fratello si trova, dall’oggi al domani, ad essere a capo della sua numerosa famiglia, ha fatto furore all’ultima edizione del festival di Cannes, tanto da ricevere il Premio Europa Cinema Label nella sezione Quinzaine des Réalisateurs.
Direttamente dalla Croisette, il film si è quindi trovato proiettato nella corsa per guadagnarsi un posto nel plotoncino aureo dei film stranieri agli Oscar. Alla fine qualcuno gli ha sbarrato la strada verso la (ulteriore) gloria, e a poco è servito che come produttore esecutivo potesse schierare un mostro sacro dell’establishment hollywoodiano come Martin Scorsese.