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Leonard Cohen: la vita in due atti

Nelle sue opere ha esplorato temi come la religione, l'isolamento e la sessualità, ripiegando spesso sull'individuo

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Cohen , uno dei cantautori più celebri, influenti e apprezzati della storia della musica. Vincitore di numerosi premi e onorificenze, è stato inserito nella Rock and Roll Hall of Fame,  nella Canadian Songwriters Hall of Fame e nella Canadian Music Hall of Fame. È inoltre stato insignito del titolo di Compagno dell'Ordine del Canada, la più alta onorificenza concessa dal Canada.

Nel 2011, ricevette il Premio Principe delle Asturie per la letteratura. Il periodo universitario vede i suoi inizi nella poesia. La sua prima raccolta vede la luce nel 1956, il primo disco da cantautore, Songs of Leonard Cohen del 1967, non ottenne un gran successo, per via dei temi trattati: erano gli anni della spensieratezza hippy e un disco su suicidio e morte andava controcorrente. Per questo motivo molte recensioni dell'epoca stroncarono l'album, ritenendolo troppo triste e depresso. Il riscatto sarebbe venuto, anche se anni più tardi. Oggi, il primo disco di Cohen viene ritenuto da molti il suo miglior lavoro. Infatti questo disco delinea la sua personalità malinconica e il suo profilo di cantautore-poeta. Infatti tutti i brani sono pervasi da misticismo e grande inquietudine.

Una prima parte della vita Cohen l'ha vissuta nel segno degli eccessi, mentre la seconda è stata caratterizzata da una ricerca spirituale che lo ha portato a isolarsi per quasi 15 anni, trascorsi per gran parte in un tempio buddista sul Mount Baldy in California, un'assenza terminata solo con il ritorno sulle scene nel 2008, salutato da un successo che è continuato inarrestabile e ha portato Cohen in giro per il mondo in teatri puntualmente stracolmi di pubblico adorante.

Poco prima di morire, a 82 anni, Leonard Cohen ci ha regalato un altro splendido e struggente contributo all’arte della canzone, “You Want it Darker” (il suo 14mo album in studio). La voce dorata del poeta canadese, costretto da qualche anno su una sedia a rotelle, si è fatta scura e profonda come una notte senza stelle: «Sono pronto, mio Dio» canta nella title track accompagnato dal coro celestiale della sinagoga di Montreal. Quasi come un presentimento, come il sentirsi pronto a porre fine ad una grande esistenza fatta di gioie e dolori, premi e sconfitte.

Nessuno ha saputo cantare la vecchiaia, la perdita del desiderio e della morte con la stessa poetica e spietata sincerità ed è forse proprio questa la forza di Leonard Cohen il fatto, cioè, di trattare nelle sue canzoni tematiche comuni ma incisive. La sua forza è data anche dal fatto che quando convivono musica e poesia sanno creare una grande esperienza da vivere nel tempo e questo sogno che ci è concesso è ciò che Leonard ci ha lasciato. Un sogno si malinconico, cupo spesso triste ma pieno di tutti quegli aspetti che la vita quotidiana ci pone davanti.

 

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