La Buona Scuola: meno male che non si mangia altrimenti saremmo tutti morti per il veleno che c’è dentro.
Riforme e poi riforme nella scuola, perché ogni Governo e ogni Ministro devono comunque firmare leggi nuove o decreti e nessuno mai è soddisfatto di ciò che si lascia alle spalle.
Come sempre nessun ministro o assessore è mai stato maestro o insegnante prima di salire al Colle, semmai docente universitario, ma non è nelle Aule universitarie che si fa scuola come negli Istituti superiori. Dunque, la Scuola rotola, spinta da forze quasi sempre unidirezionali, sebbene apparentemente dissimili, ma verso un’unica meta, ormai, e come una valanga precipita ingrandendosi e seppellendo sotto di sé vittime innocenti.
La figura del buon Preside è stata sostituita dal Dirigente Scolastico (e non è soltanto una questione di forma o di denominazione, è proprio una nuova figura più distante dai docenti e dagli alunni, a volte senza nemmeno quell’esperienza di insegnamento specifico per il tipo di istituto che dirige).
La scuola si appresta a diventare un’azienda! La valanga che rotola deforma quello che era uno degli ambienti lavorativi più umani (proprio dal momento che chi ne fa parte sono scolari, alunni, bambini e adolescenti, uomini e donne, docenti di ogni disciplina), uno di quei ricordi indelebili che appartiene a ciascuno di noi perché tutti noi siamo andati e andremo a suola. Non può essere considerato un luogo lavorativo alla pari di una fabbrica o ufficio pubblico qualunque. Chiunque, invece, abbia mirato in questa direzione, dall’alto dei suoi poteri ministeriali, sappia di aver tentato alla morte della Scuola, quella di sempre, quella di una volta, quella che i migliori uomini di Cultura ricordano e fanno ricordare nelle opere che hanno lasciato.
Dai tristi presagi teorici annunciati con l’ultima riforma, ora si cominciano a vedere e a vivere i primi effetti della cosiddetta Buona Scuola. Quanti scioperi, quante piccole rivoluzioni si sono intraprese fra le aule scolastiche fra gli studenti, ma anche insieme ai docenti che, imbestialiti per tutto ciò che la riforma comporta, prendevano decisioni, scrivevano comunicati stampa, alcuni addirittura minacciando scioperi della fame e di farsi incatenare dinnanzi al proprio istituto, naturalmente senza alcuna realizzazione di fatto……
Al dunque sono arrivati i primi risultati; vi chiederete quali buoni esiti ha cominciato a produrre la riforma? Ebbene gli unici risultati finora sono stati quelli di leggere, più o meno pubblicamente, nelle bacheche delle scuole, gli elenchi dei Buoni Professori, coloro i quali sono stati premiati in moneta dal DS secondo regole stabilite da un comitato di valutazione, eletto dai docenti stessi, ma comunque a discrezione del solo Dirigente. Vi chiederete come sia possibile premiare un insegnante, come scegliere chi ha diritto e chi no al premio; giustamente nelle aziende si parla di premi di produzione, di fatturato prodotto, ma nella scuola qual è il miglior prodotto compiuto?
Era questo uno dei punti più dolenti della riforma che ha visto tutti i docenti arrabbiarsi in previsione di ingiustizie che si sarebbero perpetuate nell’ambito del Collegio. Tutto questo potere al DS dava solo fastidio e presagiva spaccature fra docenti. “Come potrà giudicare il mio operato il Dirigente? Dai risultati finali che riporteranno gli alunni? Ma il lavoro del docente prescinde dai risultati tanto quanto l’impegno dell’alunno stesso e dunque come essere giudicato in assoluto?”
Eppure, quasi per magia, gli scioperanti, gli urlatori in piazza e sui giornali, una volta che hanno visto i loro nomi nell’elenco dei premiati, ora tacciono, non rivendicano i diritti di coloro che non sono in elenco, ma anzi si sentono gratificati avallando ora chissà quali nuove teorie.
Dov’è la coscienza? Dov’è la coerenza? Allora esistono dei professori di serie A e dei professori di serie B (ma anche professori “venduti”)? i genitori dovrebbero chiedere per i propri figli di essere ammessi nelle classi dei prof nominati! Ma come si fa?
Quali saranno poi le doti tanto apprezzate che fanno la differenza fra docenti? Se ci fossero equità, parità e giustizia i professori considerati “esclusi” si farebbero consigliare da “i bravi” per crescere anche loro e così sarebbe tutto costruttivo, ma così, teoricamente, tutti diventerebbero prof di serie A e sappiamo benissimo che il premio non si può dare a tutti!
A vederla bene la maggior parte dei nominati è stata scelta perché promotori di progetti (per i quali hanno già avuto compensi monetari e dunque sembra che piova sempre sul bagnato), oppure perché svolgono mansioni ed operati di collaborazione con il DS (ma anche per questi lavori percepiscono già altre ricompense) e comunque per qualcosa che un contributo economico l’ha già prodotto. Piuttosto il DS sa qual è la didattica di ogni docente? Entra in contatto con gli alunni o con le famiglie preoccupandosi di conoscere ciò che accade all’interno dell’aula ogni mattina? Al contrario, questi progetti che premiano il docente (a quanto pare doppiamente) quali risvolti hanno avuto sui ragazzi? Se ne hanno i risultati?
Troppe domande senza risposte, come ormai siamo abituati a leggere.
Ecco la Buona Scuola, che fortunatamente non si mangia, altrimenti saremmo tutti morti per il veleno che c’è dentro.