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Ecco come Mussolini immaginava il mondo di oggi

I progetti di politica estera nella propaganda fascista, un libro mai scritto, i sogni del Duce

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Il 24 ottobre 1922 Mussolini prende il potere in Italia, dopo una vera e propria guerra civile tra Rossi e Neri – Il fascismo promette e garantisce la trasformazione dell’Italia in un paese potente, che possa competere con i grandi della terra e, in particolare, con Inghilterra, Francia e Stati Uniti. Per portare a termine l’ambizioso progetto sono necessarie in primis due operazioni: rinvigorire lo spirito italico e spazzare via il sentimento flebile e lascivo del periodo liberale. L’Italia non deve essere più arrendevole ma dispiegare la sua forza propulsiva, esprimere tutta l’aggressività della nuova Virtusfascista. Questo tipo di dialettica sfocia inevitabilmente in una pretesa di superiorità della razza italica, già accennata con i chiari riferimenti all’Impero romano e alla sua grandezza insiti nella propaganda fascista.

La Storia ha affidato all’Italia una missione – In quanto portatori di virtù prime e superiori, gli italiani avrebbero dovuto civilizzare il mondo, creare uno spazio vitale per dar sfogo alla violenta spinta demografica e dare vita a un Nuovo Ordine, che dal Mar Mediterraneo si dispiegasse nel mondo.

Nel 1933 Adolf Hitler vince le elezioni in Germania e nel 1939, anno dello scoppio del II conflitto mondiale, Italia fascista e Germania nazista siglano il cosiddetto patto d’acciaio, un’alleanza militare vincolante. L'Asse Roma-Berlino del 1936 si rafforza.

Prima della guerra Mussolini e i gerarchi fascisti elaborarono progetti di politica estera a breve, medio e lungo termine – L’Italia fascista, in base alle premesse sopra elencate, rivendica con le più varie ragioni e con diversi gradi di importanza numerosi territori. Lo spazio vitale considerato indispensabile è il Mediterraneo,  quel mare nostrum centro del vecchio mondo romano. Il fascismo rivendica la Corsica e Nizza (perché considerate italiane per lingua, cultura ed etnia), la Tunisia, il Marocco e Nizza. Fuori dal Mediterraneo Gibuti (Suez) La Libia e l’Etiopia fanno già parte dell’impero di Mussolini. In secondo luogo sono considerati importanti i Balcani e Gibilterra, in ultima posizione una lunga serie di territori dell Africa Sub-Shariana, come per esempio il Kenia. Sono da considerare pericolosi – e quindi potenzialmente assimilabili – tutti i paesi amici o clienti degli Inglesi, come ad esempio Sudan ed Egitto. In Europa Mussolini crede che la Svizzera perderà forza di coesione e sarà spartita tra paesi più potenti. In Europa 2000, libro mai scritto, il Duce dichiara che il mondo sarà diviso tra un’Europa continentale nazista e un Mediterraneo – e gran parte dell’Africa naziste – in cui la spinta propulsiva e demografia dell’Italia avrebbe giocato un ruolo chiave nella gestione dell’Impero. Secondo il Mussolini degli anni Trenta gli Stati Uniti si sarebbero disgregati in quanto “paese di negri ed Ebrei” e la Francia avrebbe perso il peso di un tempo. Italia, Germania e il neo fascista Giappone avrebbero giocato un ruolo da padroni.

L’evoluzione della guerra segna il fallimento di tutti i progetti di politica estera – Già dai primi anni Quaranta e il loro definitivo naufragare nel 1943 con la vittoria anglo-americana sul fronte Nordafricano. Durante a guerra Mussolini riuscirà solamente a occupare l’Albania, sarà ricacciato in Francia e Grecia e perderà le colonie di Libia ed Etiopia.

La guerra dimostrò tutta l’infondatezza della propaganda fascista – Era chiaro – e questo traspare dai resoconti di molti generali del Duce – come l’Italia non avesse la forza militare e tantomeno la produttività economica necessarie per affrontare una guerra lunga e per realizzare i progetti di politica estera. Tutte le speranze del paese erano riposte nei successi del potente alleato. Successi che colmarono l’impreparazione delle truppe italiane fino allo scricchiolio e al successivo tracollo della potenza militare tedesca sotto i colpi dell’Armata Rossa, dei Marines, della British Army e dei loro alleati. 

 
 
 
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