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Il pugile della comunicazione

La vittoria di Trump nel ring americano

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Una vittoria costruita soffiando sul fuoco del populismo e della demagogia. Più sicurezza, più intolleranza, gli ingredienti della ricetta. Ma con tante responsabilità dei democratici che hanno pensato che sarebbe bastata una donna dal passato eccellente a garantire il successo. Donald Trump diventa il presidente degli Stati Uniti battendo i sondaggi e anche una opinione pubblica che aveva già imbandito la tavola per il post Obama. La battaglia elettorale dei colpi bassi alla fine ha premiato il più forte dialetticamente, in senso fisico,  il politically correct non ha accontentato la maggioranza degli statunitensi, neanche la mossa di puntare sull'appoggio degli hispanos ha mosso l'ago della bilancia. Molti neri e molte donne hanno votato Trump, al di là delle accuse di razzismo e sessismo, perchè alla fine one person one vote, e come sta accadendo in Europa la voglia di cambiamento, il voto di protesta valgono più di programmi  elettorali contro le disuguaglianze , poco credibili in tempi in cui le lobby contano più dei centri di potere tradizionali a Washington o New York. Trump è stato etichettato come un pericolo, rappresentando il Male contro il Bene, ma ha vinto. Il suo messaggio è passato forte e chiaro.Un magnate come  Silvio Berlusconi, capace di usare la comunicazione contro,  un pugile scatenato nel ring della politica. Hillary ha faticato a schivare i colpi di Donald. Con lui i  repubblicani tornano al potere, rigurgiti nazionalisti sbucano anche oltre Oceano e i venti reazionari  non  risparmiano neanche la Casa Bianca.

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