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Serie A, l’Inter resta prima

Fiorentina tallonante, super-scivolone del Napoli a Bologna

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“Ahi Felsina fatale, ove l’azzurro imper, siccome Icaro dinnanzi al Sol, perse l’ale”.

C’è un vecchio detto popolare, che recita “Vedi Napoli, e poi muori”. Questo, naturalmente, vale per coloro che si trovano a Napoli da viaggiatori, o da visitatori; il napoletano, invece, di quale luogo può dire altrettanto, per quanto riguarda se stesso? Almeno nella dimensione strettamente calcistica, un “Vedi Bologna, e poi muori”, alla luce di quanto è successo ieri, nella XV giornata di campionato, non ci sta male. In un colpo solo, infatti, il Napoli di Sarri ha perso primo e secondo posto, e si ritrova ora in terza posizione assoluta, tallonato dalla Roma. Questo in conseguenza della disfatta subita al “Dall’Ara” di Bologna all’ora di pranzo, e quindi della vittoria della Fiorentina in casa contro l’Udinese

Andiamo per ordine. Chi, dei tifosi vesuviani, si aspettava una trasferta da ordinaria amministrazione all’ombra delle Due Torri, ha dovuto ricredersi: è vero che i rossoblù emiliani la scorsa settimana avevano perso, e in modo netto, contro il Torino, ma è altrettanto vero che quella sconfitta era stata il loro unico incidente di percorso da quando sono passati nelle mani di Donadoni. Che ne ha fatto una squadra coriacea, irriducibile, conscia dei suoi mezzi per salvarsi. E che fa proprio del fattore campo la sua arma principale. La legge del “Dall’Ara”, insomma, non ha risparmiato neppure gli aspiranti campioni d’Italia per un nuovo riscatto del Sud: Destro al 14’ e Rossettini al 21’ mettono a tacere tutti coloro che pensavano che l’effetto-Torino avrebbe innescato una inevitabile crisi nel rendimento  e nelle motivazioni della donadoniana. Rossettini, in realtà, beneficia di una leggerezza difensiva partenopea; ed un pasticciaccio brutto ed inopinato, un retropassaggio errato di Hamsik, è alla base anche del secondo gol di Destro nella ripresa, al 60’

A quel punto un passivo così pesante farebbe stramazzare un elefante come una corazzata che annovera Higuain tra i suoi terminali offensivi: ma in realtà è proprio in quel momento che inizia la partita del Napoli, ed è in quel momento che l’argentino più amato dai partenopei dopo Maradona si risveglia bruscamente. 3-1 all’87’, 3-2 al 90’, poi altri cinque minuti di tempo per trovare un pareggio che avrebbe del miracoloso: eppure, se ce ne fossero stati almeno altri tre o quattro, di minuti, siamo sicuri che quella palla sarebbe entrata. Ma tant’è: il Bologna sale a 16 punti, dove trova la compagnia di Genoa e Sampdoria, il Napoli resta fermo a 31. Ed è superato anche dalla Fiorentina, che si porta a 32 punti vincendo al “Franchi” l’Udinese di Colantuono. Sono tre i gol che riproiettano i viola nella posizione di vice-battistrada: quelli di Kalinic al 25’,  di licic al 62’ su rigore (segnatura decisiva, perché ha la forza di smorzare la reazione dell’Udinese che stava per decollare) e di Gonzalo all’86’. Rammarico-Di Natale, che al 65’ si mangia un rigore un movimento.      

La più bella piccola-realtà del campionato insieme al Sassuolo, l’Atalanta operaia-guerriera di Reja, continua la sua marcia inarrestabile e felice.  Dopo il colpo dell’anno all’Olimpico in casa della Roma, gli orobici si confermano tra le proprie mura battendo il Palermo tutt’altro che rigenerato da Ballardini, e anzi umiliato anche da una squadra di categoria inferiore, recentemente, in Coppa Italia. A issare i cenomani nerazzurri a 24 punti, a tu per tu con le grandi di classifica, sono Denis al 18’, Cherubin al 26’ e de Roon all’80', al suo primo gol in campionato: l’olandese quest’estate si è presentato come l’erede di Van Bommel, forte ex centrocampista milanista. Un’autocandidatura per il Diavolo? Di certo,  se saprà essere protagonista come un altro atalantino recentemente andato a fare le fortune del Milan, e parliamo di Giacomo Bonaventura, per i bergamaschi ci sarà ancora da divertirsi nei prossimi mesi. Espulsione-record ai danni di Migliaccio, al 76’: per il centrocampista atalantino, infatti, il cartellino rosso si è alzato dopo soli trenta secondi dal suo ingresso in campo. 

Debutto amaro per Delneri  sulla panchina del Verona, piegato al “Bentegodi” anche dall’Empoli, che va in gol al 62’ col centrocampista Costa. Si consoli almeno a metà il buon Gigi: peggio di lui sta facendo Vincenzo Montella, che da quando si è assiso sulla panca della Sampdoria, non ne ha imbroccata una che sia tale. I suoi blucerchiati perdono anche contro il Sassuolo, in casa, e non può essere certo un’attenuante il fatto che gli estensi hanno ormai ampiamente acquisito la patente di “squadra rivelazione dell’anno” (insieme all’Atalanta, come detto). Cassano & c. al tappeto in meno di 40 minuti: a far esultare Di Francesco sono Acerbi  all’8’, Floccari al 27’ e Pellegrini al 38’. Una vittoria tutta italiana, che i padroni di casa possono “sporcare” solo in minima parte con un gol della bandiera straniero. Zukanovic, infatti, al 90’ mette la macchia bosniaca sul tabellino: un gol inutilissimo, e arrivato oltretutto praticamente fuori tempo.

Si fa rivedere anche il Chievo, ex squadra rivelazione  che spezza il trend positivo del Frosinone in casa: a violare il “Matusa” ci pensano, quando la gara è ormai agli sgoccioli,  Paloschi su rigore all’89’ e Meggiorini al 93’.

Unico 0-0 della giornata quello tra Carpi e Milan al “Braglia”: non cambia praticamente nulla per la classifica dei rossoneri, che passano da 23 a 24 punti, e agganciano l’Atalanta; i menottiani, invece, arrivano a 10 punti e ne guadagnano uno in più sul Verona ultimo in classifica. Milan, comunque, vicinissimo al gol all’85’ e all’86’, con Bonaventura prima e con Kucka poi.

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