Aveva lo scudetto sul petto, la Juve, lo ha sempre avuto, da settembre.
Ma per almeno due mesi buoni, alla luce della situazione di classifica in cui una falsa partenza l’aveva costretta a barcamenarsi, le era sembrato un ornamento inutile, un fiore all’occhiello appassito, privo di qualsiasi profumo. Inappetente, la Juventus, indisposta, e anche parecchio raffreddata.
Paradossalmente, era destino che dovessero arrivare i primi freddi per ritrovare una Signora in salute: e quando tanti altri iniziano a starnutire, a cader vittima di malesseri e a doversi ridurre a sorbire brodini, la squadra di Allegri ha ritrovato la vigoria più consona al suo standard. Ha ripreso a marciare con passo devastante, a divorare avversari e a digerire punti. Soprattutto, è tornata a respirare: e che bello ora ritrovarsi indosso la fresca fragranza del primato, come una rosa davanti al cuore, che bello spalancare nuovamente le narici dinnanzi al prato fiorito dove quella rosa fu colta.
Aggancio alla Roma a 27 punti, -4 dal Napoli capolista. Si può definire crisi un’influenza fuori stagione? Se è così, che parole trovare allora, per descrivere il momento disastroso della Lazio, che viaggia ad un ritmo da retrocessione ma, per fortuna riesce ancora a sostenersi grazie ai buoni risultati racimolati in casa proprio mentre la Juventus annaspava?
Contro i bianconeri, nell’anticipo di ieri sera che ha aperto la XV giornata del campionato, l’Olimpico è stato disertato quasi in massa dai tifosi di casa, e i pochi che c’erano non hanno smesso un minuto di contestare Lotito. Espierà il presidentissimo le sue colpe, o alla fine l’unico a pagare sarà il pur bravo Pioli ? L’ex tecnico del Bologna ci ricorda molto Petkovic, suo predecessore sulla panchina delle Aquile: dopo una prima annata brillantissima, in quella successiva il tecnico bosniaco fu travolto da una preoccupante, avvilente flessione dei risultati. Dopo di lui venne Reja: al posto di Pioli potrebbe invece arrivare Lippi, avvistato in tribuna?
Sembra, insomma, che, da qualche anno a questa parte, sui tecnici della Lazio aleggi la crisi del secondo anno. Se poi Klose e c. ci mettono del loro, aprendo praticamente subito la strada al vantaggio avversario con un’autorete impacchettata come fosse un regalo (l’argentino Gentiletti al 7’ “finalizza” un tiro-cross del connazionale Dybala, ma la colpa è tutta di un altro difensore laziale, il brasiliano Mauricio, che aveva respinto sui piedi dell’attaccante juventino un cross di Alex Sandro), qualcuno potrebbe cominciare a sospettare che questa crisi assuma i contorni di una maledizione. E la Juventus, scesa a Roma con l’intenzione di essere semplicemente “cinica”, non può esimersi dal diventare “sadica”, compiacendosi di far sprofondare i padroni di casa nel loro strazio con un colpo esiziale da cineteca. Al 32’ infatti Dybala si rifà del gol “scippatogli” dal difensore biancoceleste segnando il 2-0 che chiude la partita con un potente tiro da fuori area: da quel momento in poi resta tutto il tempo per godersi i lamenti e i vani contorcimenti di una Lazio flagellata.