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Tour de France, la passerella di Parigi sorride a Greipel

Froome cinge la meritata corona di re della corsa

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A giochi fatti, anzi fattissimi, l‘ultimo atto del Tour de France 2015, che si svolge, come da tradizione, a Parigi,  è diventato imprevedibilmente emozionante per motivi del tutto extraciclistici.

Si tratta, oltretutto, di fatti che precedono di parecchie ore l’inizio della gran sfilata conclusiva: verso le otto del mattino di domenica 26 luglio, quindi circa nove ore prima dello start, un’automobile, all’altezza di Place de la Concorde, ha tentato di sfondare le transenne approntate per il passaggio dei ciclisti. La gendarmeria è stata costretta a sparare: il conducente, pur essendo stato ferito, è riuscito a fuggire a bordo della sua vettura pirata, e risulta tuttora ricercato.

Nella tappa vera e propria, invece, nessuna sorpresa: tutto come da copione. Giornata di saluti e di arrivederci all’année prochaine : si parte da Sèvres, la terra delle ceramiche, per arrivare, e chiudere, sul monumentale viale della città che val bene una messa, gli Champs Elysées ; 109 km.

Gruppo compatto dall’inizio alla fine. Due i momenti salienti della giornata : l’unico gpm della tappa, quello del Cote de l’Observatoire de Sèvres, su cui transita per primo Filippo Pozzato della Lampre-Merida; e poi, appunto, la calata sulle strade di Parigi, con il lago superiore del Bois de Boulogne, l’Hôtel des Invalides, la fontana dei Mari e l’obelisco di Place de la Concorde e, infine, l’Arco di Trionfo di Napoleone, a fare, come sempre, da testimoni alle ultimissime accelerazioni della corsa gialla. Un percorso da ripetere dieci volte. La corsa è già giunta all’Avenue des Champs-Elysées quando, a 70 km dal traguardo, come da tradizione, viene ufficializzata l’assegnazione del primo posto in classifica generale. Froome può esultare anticipatamene per un risultato, comunque, scontatissimo.

L’attesa, dunque, è tutta per vedere chi arriverà per primo sotto l’Arc de Trionph. Mancano sei giri alla fin quando Chavanel (Iam) si porta in testa, ma la sua iniziativa viene subito vanificata dall’assalto congiunto di  Olivera (Lampre), Van Bilsen (Cofidis), e Vachon (Bretagne), che lo rimpiazzano. A tre giri dalla fine sono già stati superati da Dennis (Bmc), a cui si uniscono anche Kristoff (Katusha), e, per la gioia della nazione ospitante il Tour, Coquard (Europcar). Ma quando manca un giro alla fine, scatta anche lui, il terrore delle volate in maglia Lotto Soudal: André Greipel, e chi altrimenti.  Alla fine è duello tra questi e Kristoff, con Coquard che tenta vanamente, disperatamente, di rientrare: e indovinate come va a finire?

Chiamatelo Falco o, come viene soprannominato ufficialmente, Gorilla: sta di fatto che Greipel vince la sua quarta tappa di questa edizione della corsa gialla e si prende la soddisfazione di salire sul palco dei vincitori nella giornata dei traguardi definitivi. Com’è nel suo stile, ha “arpionato”  anche il suo momento di gloria sotto l’arco metallico  a ferro di cavallo, che dà le spalle al ben più monumentale arco napoleonico ed è il teatro della consegna degli allori più agognati. 

Dopo la passerella di un’intera carovana, la passerella dei suoi eletti: eccolo, il compassato e impeccabile Froome (Sky), per la seconda volta in giallo nella sua carriera, ma capace anche di mettersi sulle spalle la maglia da re degli scalatori, quella a pois; eccolo, l’assassino Quintana (Movistar),  secondo con onore e prestigio, oltre che leader della classifica giovani e dunque maglia bianca; ed eccolo, il “sagace” Sagan (Tinkoff), luogotenente di un decaduto Contador, tanto iellato negli sprint quando inaffondabile nella classifica della maglia verde (riservata al vincitore della classifica a punti). Il Tour riparte da questa triade di protagonisti, ma chi ne conosce bene l’anima insidiosa e volubile, sa che difficilmente li riconfermerà tutti.     
   
    

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