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Tour de France, qualcosa si muove alle spalle di Froome

Vittoria a Cummings

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Diciotto luglio, che giornata per la Movistar.

Al termine della quattordicesima fatica del Tour de France, la tappa Rodez-Mende di 178,5 km nobilitata dalla visita di HollandeTeejay Van Garderen, il perenne secondo di Froome, è stato chiuso in sandwich da due uomini del team che prende il nome dal marchio di Telefónica. Si tratta di Nairo Quintana, che scala dunque una posizione in vetta alla classifica generale, e allunga il suo fiato sull’inglese della Sky, e del suo scudiero e luogotenente Alejandro Valverde, che resta sempre quarto, ma stavolta non ha più davanti il suo leader, bensì lo statunitense della Bmc.

Solo le Alpi, nel corso della prossima e ultima settimana gialla, diranno quanto Froome dovrà effettivamente temere l’avvicinamento assassino del colombiano terribile, pronto, come un piccolo e tarchiato sicario chibcha cresciuto tra stregoni della foresta,  ad affondare il pugnale avvelenato in altissima quota.

E dovesse, Froome, guardarsi soltanto dall’insidioso indio (o da qualche tifoso esagitato come quello che, durante la corsa, gli ha tirato una tanica di urina): in ballo sono tornati prepotentemente anche Contador e, udite udite, Nibali. Entrambi hanno guadagnato una posizione rispetto a ieri: il campione della Tinkoff è ora quinto, da sesto che era, mentre quello dell’Astana è passato dal nono all’ottavo posto. Accanto e in mezzo a loro ci sono i “soliti” Thomas (Sky), Gesink (Lotto NL) e Gallopin (.Lotto-Soudal).

Insomma, tutto meno che tirare i remi in barca:  la partita vera, forse, deve ancora iniziare, ed è qui che “si parrà la nobilitade” della maglia gialla, che potrà così dimostrare quanto effettivamente ha in corpo per difendere il suo primato, e senza farmaci (dopo la tappa vinta in solitaria, che ha consoildato la sua egemonia, qualcuno aveva cominciato a sospettare che l'asso nella manica di Froome fosse "benzina" sospetta.   

La tappa, invece, ha visto la vittoria di Steve Cummings, inglese della MTN-Qhubeka. Vittoria storica, dal momento che il team sudafricano, costituitosi nel 2007,
diventa in questo modo il primo del Continente Nero a vincere al Tour, se non altro perché è anche il primo in assoluto a parteciparvi.

La fuga del giorno inizia con un quintetto, formato da Warren Barguil (Giant-Alpecin), Peter Sagan (Tinkoff-Saxo), Giampaolo Caruso (Katusha), Bartosz Huzarski (Bora Argon 18) e Pieter Weening (Orica). Dopo il gpm della cote de Pont de Salars, vinto da Huzarski, il gruppo al comando si allarga enormemente, tanto da comprendere ventiquattro corridori: ai cinque già ricordati, si aggiungono proprio Cummings insieme ad Andriy Grivko (Astana), Matthieu Ladagnous (Fdj), Adriano Malori (Movistar),  Koen de Kort (Giant), Alberto Losada (Katusha), Pieter Weening e Simon Yates (Orica), Rigoberto Uran (Etixx), Pierre Rolland e Cyril Gautier (Europcar), Bob Jungels (Trek), Ruben Plaza e Rafael Valls (Lampre), Andrew Talansky e Ryder Hesjedal (Cannondale), Luis Angel Maté (Cofidis), Jarlinson Pantano (Iam), Paul Voss (Bora) e Pierre-Luc Périchon (Bretagne). 

Dopo 58 km ne restano otto: parliamo di Grivko, Ladagnous, Uran, Plaza, Pantano, SaganJungels e Talansky. Poi Talansky resta indietro, e i magnifici sette rimanenti vengono ripresi dopo che il “sagace” Sagan si prende la soddisfazione di passare per primo dal traguardo volante di Millau

In testa procede quindi un vigintivirato, con molta gente nuova: tra essi c’è anche il vincitore di ieri, Van Avermaet (Bmc) e alcuni bei francesi, Romain Bardet (Ag2r) e Thibaut Pinot (Fdj), destinati ad essere protagonisti della parte finale della corsa. Sulla salita  della cote de Sauveterre, a 36 km dall’arrivo, passa per primo  Matthieu Ladagnous, ma intanto si assottiglia il distacco tra avanguardia e “orda d’oro”.

Quando mancano 27 km dall’arrivo la pazza idea di Michal Golas, polacco dell’Etixx tra gli ultimi arrivati nel gruppo dei fuggitivi: mettersi da solo alla testa della corsa.  Golas mostra, effettivamente, di aver voglia di tirare e fare l’impresa, tant’è che viene affiancato a 10 km dal traguardo finale, precisamente da Koren della Garmin, che passa prima dell’altro all’ultimo gpm, posto alla cote de Chabrits.

Ma quando mancano 3 km all’arrivo,  i due vengono ripresi, e a questo punto definitivamente, da un gruppo di ex colleghi fuggitivi, Sagan, Van Avermaet, Uran, Simon Yates e Bardet. Ė proprio lui, a questo punto, a farsi avanti, seguito a ruota da Uran, Yates e Pinot.

All’ultimo chilometro lo sprint sembra essere affare tra Pinot e Bardot, ma, come nel più classico degli scenari delle due ruote, ad avere lo scatto bruciante è il terzo incomodo, spuntato a sorpresa al fotofinish: parliamo di Cummings, per la gioia di un’intera nazione in via di sviluppo anche ciclisticamente.  

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