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Tour de France, il giorno della Révolution

Froome maglia gialla, Cavendish vince la tappa

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Maledetta quella caduta in vista del traguardo di Le Havre.

Tony Martin non è ripartito, quest’oggi: non ha retto ai postumi dell’infortunio e si è ritirato. E Chris Froome, a cui spettava di diritto la maglia gialla essendo il secondo in classifica generale, non ha ritenuto giusto mettersela indosso al suo posto. Dunque, nella settima frazione del Tour de France, la Livarot-Fougeres, in corsa c’era una maglia gialla fantasma: l’inglese della Sky ha dovuto solo aspettare 190, 5 km in più, per vederla tornare sulle sue spalle.

Sorride la Gran Bretagna, che conquista anche il podio più alto nella classifica di tappa: e questo grazie a quel Mark Cavendish della Etixx che, prima o poi, a tagliare per primo il traguardo ci sarebbe arrivato. Lo voleva.

La costante di Cavendish il fisico serve per misurare la gravitazione universale; la costante di Cavendish il velocipedista calcola, invece, quanto intensamente si possa gravitare, in termini motivazionali, intorno al proprio vittorioso obiettivo fino al raggiungimento di esso. Una determinazione in fotocopia, quella dell’atleta di Sua Meastà (più precisamente mannese naturalizzato britannico); premiata, magari fatalmente, in una tappa che è stata, per grandi linee, fotocopia di un’altra, più precisamente quella di ieri.

Anche oggi, infatti, si è ripresentata una situazione per cui la fuga iniziata alla partenza si è protratta, praticamente, per quasi tutta la gara. Protagonista di essa non è stato un terzetto, ma un quintetto, formato dai compagni di squadra Anthony Delaplace e Brice Feillu (Bretagne-Séché Environnement), da Kristjian Durasek (Lampre-Merida), da Luis Angel Maté (Cofidis), e dall’eritreo teribile, Daniel Teklehaimanot (MTN). Il cannibale dei traguardi intermedi non viene meno neppure oggi alla sua fama e fa suo l’unico gpm di giornata, quello della Cote de Canapville.

Poi è proprio lui il primo a venire risucchiato dal gruppone degli inseguitori, quando mancano poco più di ventuno chilometri alla fine. Gli altri quattro tenteranno di tener duro per almeno altri dieci chilometri, ma con un margine di vantaggio che, per forza di cose, si fa sempre più esile: Durasek e Delaplace si arrendono alla travolgente avanzata delle corazzate, Movistar, Sky, Lotto Soudal, Bmc, Katusha, Etixx, Giant, ci credono ancora un altro po’ Feillu e Maté, che, in un estremo scatto di orgoglio, riescono ad allungare ancora di 18’’ sugli inseguitori.

Ma sono le ultime gocce di birra: le quattro rotonde finali, simili a vortici, rimescolano la narrazione della tappa. All’ultimo chilometro sembra profilarsi un duello tra la  Lotto Soudal di André Greipel e gli uomini-volata della  Katusha, ma il destino vuole che falco teutonico debba rimpiangere di non essere, per una volta, il terzo incomodo; stavolta questo ruolo tocca proprio a Cavendish, che non si fa pregare a beffare il beffatore. 

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