Partecipa a Notizie Nazionali

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

MotoGP | GP Argentina 2023: analisi circuito di Termas

Curve veloci, cambi di direzioni ed un lungo rettilineo caratterizzano il tracciato. Analizziamolo

Condividi su:

Ad una settimana dall’ultimo appuntamento in Portogallo, che si è disputato presso il Circuito International do Algarve, questo fine settimana il Motomondiale farà tappa in Argentina al circuito Termas de Rio Hondo. Saranno presenti tutte e tre le classi: MotoGP, Moto2 e Moto3. La pista sudamericana sorge nella provincia settentrionale del Santiago de Estero e sarà teatro della seconda tappa iridata della stagione 2023.

ANALISI CIRCUITO TERMAS DE RIO HONDO

L’autodromo argentino venne realizzato nel 2007 ed è stato inaugurato l’11 maggio 2008 e ha ospitato gare del TC2000, Formula Renault e Turismo Carretera. Successivamente, l’impianto venne riprogettato e ricostruito sotto la supervisione del progettista Jarno Zaffelli. Nel maggio 2013, la pista sudamericana ricevette l’omologazione da parte della Federazione Internazionale di Motociclismo e della Federazione Internazionale dell’Automobile. Nel medesimo anno, il circuito ha ospitato i test ufficiali della MotoGP e i round 15 e 16 del WTCC.

Il tracciato misura 4806 metri ed è composto da 14 curve, delle quali nove a destra e cinque a sinistra. La larghezza della sede stradale è di 16 metri. Il record assoluto sul giro appartiene a Marc Marquez, che nel 2014 firmò la pole position sull’1:37.683 alla media oraria di 177.1 km/h. Il record in gara, invece, è stato fatto registrare da Valentino Rossi, che nell’edizione del 2015 ottenne il giro veloce in 1:39.019 a 174.1 km/h di media oraria.

Le distanze di gara per ciascuna delle categorie saranno le seguenti: MotoGP 25 giri (120.2 km), Moto2 23 giri (110.5 km) e Moto3 21 giri (100.9 km). Secondo i dati forniti dalla Brembo, la lunghezza della fase di frenata nell’arco di un giro è di 1295 metri, pari al 27% della percorrenza di un giro, mentre la durata della fase di frenata è 29.2 secondi, pari al 30% della percorrenza di un singolo passaggio.

Successivamente al breve rettifilo del traguardo, vi è la curva 1, una destra dal doppio punto di corda: per l’ingresso in curva le moto della classe regina decelerano da 274 km/h in 5a marcia a 111 km/h in 2a e raggiungono il secondo punto di corda prima allargandosi e in seguito chiudendo verso il cordolo interno parzializzando l’acceleratore con la medesima marcia a 97 km/h. In seguito vi è il cambio di direzione per la curva 2, da affrontare in 2a marcia a 80 km/h, a cui seguono in direzione opposta le curve 3 e 4, da percorrere a 128 km/h (3a) e a 207 km/h (4a) in pieno.

Massimizzare la velocità in uscita da quest’ultima curva e fondamentale per la percorrenza del successivo lungo rettilineo da 1076 metri nel quale si raggiunge una velocità di punta di 333 km/h e al fondo del quale vi è la frenata della curva 5, la più esigente del Termas de Rio Hondo: secondo i tecnici della Brembo, i piloti decelerano sino a 71 km/h nell’arco temporale di 6 secondi con una pressione sulla leva del freno di 5.7 kg. La potenza frenante è di 12.3 kW, lo spazio di frenata è di 293 metri. La decelerazione tocca gli 1.5 G.

La cinque è una destra che i piloti affrontano a 75 km/h in seconda marcia. A seguire vi è il cambio di direzione per la curva 6, nel quale è richiesto un avantreno reattivo e preciso in inserimento, che è caratterizzata da un ampio raggio di percorrenza che i piloti percorrono parzializzando l’acceleratore a 198 km/h sino alla 5a marcia.

Successivamente vi è la staccata della curva 7, nella quale le MotoGP decelerano dal 244 km/h a 90 km/h scalando tre marce. Segue nelle medesima direzione la curva 8, che si affronta in 3a marcia a 154 km/h, e in seguito vi è il cambio di direzione per la curva 9, contraddistinta da una leggera salita che rende l’uscita cieca, da fare in 2a marcia a 106 km/h.

L’avvallamento della nove è seguito dalla curva 10 verso sinistra, 172 km/h la velocità di percorrenza, nella quale i piloti sfruttano tutto il cordolo interno per mantenere una traiettoria più a destra possibile per massimizzare la velocità in ingresso nel cambio di direzione della curva 11. 

Si tratta di una curva in appoggio da affrontare in 3a marcia 147 km/h parzializzando il gas. Alla undici segue la doppia destra delle curve 12 e 13: i piloti iniziano la fase di frenata nella prima a 216 km/h in 4a marcia per decelerare sino a 68 km/h in 1a al punto di corda. La trazione in uscita richiede un retrotreno stabile e un anteriore agile nel cambio di direzione per la curva 14, da affrontare a 147 km/h in 3a marcia, che immette sul rettifilo del traguardo. 

Condividi su:

Seguici su Facebook