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Tour de France, è poker Cavendish

Nulla di nuovo in classifica generale

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Dopo le prime salite e il crono-diversivo, si torna alle imprese per velocisti.

Succede al Tour de France, naturalmente, giunto alla sua quattordicesima giornata con la frazione Montelimar-Villars les Dombes di 208,5 km. Qui, a differenza di quello che è successo in Turchia alcune ore fa, nessun golpe in classifica generale, né vero né tantomeno presunto: in realtà, come si può ben ricordare, anche a queste latitudini avrebbe potuto esserci uno scossone e non poco significativo, il giorno della presa della Bastiglia.

Però poi in effetti, proprio come è successo ad Istanbul, Ankara e dintorni, Froome, precursore di Erdogan, era riuscito non solo a non sprofondare, ma anche ad incrementare la sua egemonia in cima alla graduatoria gialla. Sicché, a tre giornate dal possibile golpe della Grande Boucle (che avrebbe premiato Yates, una sorta di Gulen in salsa Orica-BikeExchange), c’è sempre l’anglo-keniota della Sky al primo posto, seguito, esattamente come ieri, a 1’47’ da Mollema della Trek (la prossima squadra di Contador, come vogliono le voci del ciclo-mercato), e, a 2’45’’, proprio da Gulen-Yates.

Vincitore di giornata, per la quarta volta in quest’edizione del Tour, è stato l’inglese Mark Cavendish della Dimension Data. Indovinate un po’ chi ha beffato al traguardo finale? Sagan, certo, che però è riuscito “sagacemente” a prendersi l’ultimo gradino sul podio al traguardo, ma anche e soprattutto – e ci avrebbe stupito il contrario – i due soliti tedesconi a cui  ormai, a sentir soltanto pronunciare il nome di Cavendish, probabilmente verrà il sangue agli occhi: Greipel della Lotto-Soudal e Kittel della Etixx-Quick Step. Ormai sembra quasi automatico che, se ci sono quei tre insieme in zona-volata, a spuntarla è sempre il gatto dell’isola di Man. Kittel, invece, ha dovuto accontentarsi di arrivare per quinto e Greipel per sesto. Prima di loro, in ordine crescente subito prima di Kittel, troviamo Degenkolb (Giant-Alpecin), Sagan, come detto, e Kristoff (Katusha).

Quanti di loro erano stati protagonisti della corsa fin dall’inizio? In realtà, come nella migliore delle tradizioni, nessuno. I primi a prendere il largo, dopo 30 km dal via, erano stati quattro uomini: Roy (Fdj), Howes (Cannondale), Elmiger (Iam) e Benedetti (Bora-Argon 18). La loro avventura in testa dura davvero parecchio, praticamente fino a 14 km dal traguardo, quando il quartetto diventa terzetto, a causa di un fatale (e definitivo) rallentamento di Howes, di lì a poco ripreso dal gruppo degli inseguitori.

Prima, però, c’era stato tutto un paradiso di allori mediani a loro esclusiva disposizione: proprio Howes si era aggiudicato il primo gpm di giornata alla Cote du Four a Chaux, mentre Benedetti si era imposto in quello successivo, alla Cote d’Hauterives, per poi ripetersi al traguardo volante di La Fayette.

Quindi, perso Howes, i battistrada rimanenti resistono fino a 7,5 km, poi si stacca anche Benedetti e il triumvirato diventa un duumvirato, ripreso a 3 km dal termine. Ormai la scena è quella delle grandi manovre finali, con gli uomini che daranno vita alla volata decisiva.

Dunque, giornata  nel segno del 4: 4, come le vittorie di Cavendish in questo Tour de France; e 4 anche come gli uomini che hanno dominato la corsa in testa per buona parte del pomeriggio. E (molto) prima che i 4 diventassero 3, la tappa faceva registrare il dodicesimo ritirato dalla corsa (guarda caso un multiplo di 4): parliamo per la cronaca di Matti Breschel della Cannondale.

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