Meglio dei diavoli rossi di Wilmots.
La vendetta sportiva del Belgio è firmata da lui, il baldo Greg Van Avermaet della BMC, protagonista fin dall’inizio della tappa di ieri pomeriggio, la Limoges-Le Lioran di 216 km. Per lui trionfo doppio: tappa e leadership della classifica generale, con la conquista della maglia gialla tolta, dopo tre giornate, a Peter Sagan (Tinkoff), cancellato dai primi dieci posti della graduatoria principale ma che può comunque consolarsi con la maglia verde che mantiene sulle spalle. Vendetta patriottica ma anche vendetta della categoria: per la prima volta in questo giro – e non succede spesso in generale, nelle grandi competizioni ciclistiche – un fuggitivo (e parliamo per di più un fuggitivo della prima ora) arriva al traguardo senza farsi beffare da qualche specialista dell’inseguimento all’ultimo chilometro.
Non solo: conquista il primato facendo il vuoto dietro a sé: basti dire (anzi, lo si deve dire) che il secondo in classifica, che è sempre Alaphilippe della Etixx-Quick Step, è però adesso distanziato di ben 5’11’. Si allarga la crono-forbice tra capolista e inseguitori, ma in fondo- a parte Sagan - gli uomini-chiave della classifica restano nelle loro posizioni:così Froome (Sky) è sempre quinto e Aru – italica, nuragica gloria dell’Astana – mantiene l’ottavo posto. E Nibali, compagno di squadra del sardo, ha dichiarato che sarebbe disposto a fargli da gregario. Quindi potremmo vederne delle belle.
Cominciano a vedersi le prime salite al Tour, in una tappa, la quinta della corsa gialla , che è in realtà tutta un traguardo fin dall’inizio. Era ancora compattissimo, il gruppo, infatti, quando, a 10 km dal via, si è dovuto affrontare il primo gpm, quello della Cote de Saint Leonard de Noblat, vinto da Jasper Stuyven della Trek Segafredo, in quel momento ancora titolare della maglia pois. La fuga parte poco prima del XXVIII chilometro, e vede protagonisti nove corridori: oltre a Van Avermaet, Gautier (Ag2r), Pauwels (Dimension Data), Majka (Tinkoff), Grivko (Astana), Huzarski (Bora Argon 18), De Gendt (Lotto Soudal), Sicard (Direct Energie) e Vachon (Fortuneo). Dal plotoncino si staccano tre uomini dopo 85 km di corsa: il belga della Bmc, naturalmente, in compagnia di Grivko e De Gendt. Quest’ultimo si aggiudica la Cote du Puy Saint Mary, secondo gpm della giornata. Poi Van Avermaet conquista il traguardo intermedio di Mauriac, ma è di nuovo De Gendt primo al Col de Neronne.
Poi, a 32 km dall’arrivo il terzetto perde Grivko, e resta il duo vincente negli step mediani. I due procedono fianco a fianco fino a -17, quando Van Avermaet trova lo scatto giusto per la gloria: e, per una volta, il fuggitivo solitario non teme di essere investito dal treno degli inseguitori che sta per uscire dal tunnel preparatorio, proprio alle sue spalle: perché è lui il treno, anzi una locomotiva unna in grado di cancellare i binari dopo il suo passaggio. Col du Perthus, Col de Font de Cère: non ce n’è per nessuno, Van Avermaet macina secondi su secondi di vantaggio, e al sospirato traguardo finale il distacco dai suoi inseguitori più diretti è di ben tre minuti. E non è l’unica soddisfazione: il tempo che prenda forma l’ordine d’arrivo ed ecco piovergli addosso la notiziona del divario scavato tra lui e gli altri nella classifica gialla. Doppiamente incoronato al podio, complimentoni.
De Gendt, il suo vecchio partner, dopo la vittoria al Pas de Peyrol non sparisce certo nel nulla: anzi, recupera il (poco) terreno perso su Van Avermaet e, alla fine, finisce alle sue spalle nella graduatoria di tappa. Per questo, e soprattutto per quanto fatto nel resto della tappa, si è meritato ampiamente la maglia a pois (quella degli scalatori). Maglia bianca (cioè leader dei giovani) è invece, dalla seconda giornata, la vice-maglia gialla Alaphilippe.