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Giro d’Italia, la festa Nibali è realtà

Lo Squalo di nuovo in rosa dopo tre anni

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Il preludio lo abbiamo già raccontato.

Adesso ci tocca raccontare l’apoteosi: e lo facciamo con gran piacere, naturalmente. Vincenzo Nibali ha vinto il Giro d’Italia, ma non si può certo dire che l’abbia dominato, tutt’altro: lo ha ripreso per i capelli, arrivando a strapparne anche qualche ciocca, nella due giorni decisiva, quella delle tappe di alta montagna di venerdì 27 maggio e di oggi. Anzi, non gliel’ha strappata, gliel’ha dilaniata con i suoi dentoni aguzzi, uscendo all’improvviso dalle acque calme e piatte come un lago di una corsa rosa che aveva preso il mal arancione. Storie di squali, ben lontane da quelle di un ciclismo di una volta che voleva il campione stazionare in cima alla classifica generale per ameno una settimana intiera, prima del trionfo finale.

La verità – e lo diciamo a parziale discolpa di Nibali, che comunque, al di là di queste chiacchiere, resta un campionissimo  – è che questo Giro d’Italia appena andato in archivio un vero dominatore non l’ha mai avuto: e questa è una differenza sostanziale con l’edizione dell’anno scorso, che invece aveva trovato il suo mattatore, e he mattatore, nel piede di Alberto Contador (in rosa praticamente senza soluzione di continuità  dalla quinta tappa, a parte la parentesi-Aru alla 13a).

Una meteora Tom Dumoulin (Giant-Alpecin), troppo presto costretto al ritiro; un leone di transizione Bob Jungels (Etixx-Quick Step), che alla fine, dovendo scegliere tra maglia rosa e maglia bianca, ha optato per quella che gli ricorda le vette dei monti innevati; una tigre di carta, infine Steven Kruijswijk, potente ma fragile come una macchina di lusso, e incapace di riprendersi dopo il primo intoppo. Che dire di Nibali, invece? Se qualcuno dei suoi concorrenti ha avuto la “saggezza” di battere i denti dopo che il messinese, finita la tappa di giovedì, aveva espresso le sue sensazioni, ha fatto bene. Il buon Vincenzo (il grande Vincenzo) non solo è stato ottimo profeta di se stesso, ma è tornato anche ad essere acclamatissimo profeta in patria, per la seconda volta. Per la seconda volta, infatti, a distanza di tre anni dalla precedente, si è aggiudicato di nuovo l’ItalGiro.

Quella del 2013, però, era stata una corsa rosa decisamente più nibaliana, dal momento che il corridore dello Stretto si era insediato in testa alla classifica generale dall’8a giornata, e poi non l’aveva mollata più fino alla fine. Di questo 99° Giro, invece, ciò che veramente resterà di nibaliano sarà un fine settimana da (eroici) pazzi: ma tanto è bastato all’asso dell’Astana, più avvoltoio che squalo nella circostanza, per  bissare il risultato di quell’anno di grazia.

Esteban Chaves (Orica-GreenEDGE), pur battendosi con vigore lungo le salite ardite della Guillestre-Sant’Anna di Vinadio (134 km) - e questo almeno finché i ranghi dell'orda d'oro sono stati compatti -, non è riuscito a difendere il primato conquistato con impegno soltanto ieri. Dopo aver controllato per gran parte della corsa Nibali con un occhio e con un altro Kruijswijk con un altro, al primo vero affondo dell’italiano ha dimostrato di non sentire dentro di sé il sacro fuoco di chi vuol continuare ad essere padrone della corsa; e così si è rassegnato a farsi distaccare, e a chiudere da vicecapolista, con cinquantadue secondi di ritardo sull’astaniano indemoniato nella graduatoria nobile. Quanto a Kruijiswijk, chiude in quarta posizione; con 1’50’’ da Nibali; dunque  non riesce neppure a mantenere l’ultimo gradino del podio, sul quale si erge Valverde con 1’17’’ dalla maglia rosa. Indubbiamente un ottimo esordio sulle strade del Giro d’Italia, per lo spagnolo della Movistar.

Per un italiano che sale, un altro che, ahinoi, scende: parliamo del bravo Damiano Cunego (Nippo-Vini Fantini), che dopo svariati giorni è costretto a cedere la maglia azzurra a Mikel Nieve (Sky), ancora una volta implacabile cuando asoma la nieve,quando la neve fa capolino. In compenso, oltre che per Nibali, posiamo esultare anche per Nizzolo (Trek) che ha fatto sua, e in modo definitivo, la maglia rossa.

La tappa – la decisiva penultima tappa odierna, quella assegna-Giro – inizia nel segno di cinque battistrada, alcuni di loro già protagonisti nel corso della competzione: Cunego, Nieve, Visconti (Movistar), Kangert (Astana) e Foliforov (Gazprom). Ė quest’ultimo ad aggiudicarsi il primo gpm della giornata, quello di Col de Vars, poi Nieve prova la fuga e transita per primo al secondo gpm, Col de la Bonette (è proprio questa performance a fargli meritare la maglia azzurra), mentre nel gruppo dei battistrada si  aggiungono Brambilla (Etixx-Quick Step), Atapuma (BMC), Dombrowski (Cannondale) e Taaramae (Katusha). Quindi a Nieve si sostituiscono al comando Dombrowsky, Visconti e Atapuma, presto affiancati da Taaaramae.

Poi scatta l’ora di Scarponi, che esattamente come nella tappa di ieri fa da geniale apripista per Nibali, imbottigliato nell'orda d'oro (la nostra personale definizione di "gruppo maglia rosa"). A questo punto la scacchiera si agita, e in coda al duo Astana si muovono Chaves, Kruijswijk, Valverde, Jungels, Majka (Tinkoff) e Uran (Cannondale). Nibali tenta il primo allungo, gli rispondono prontamente Valverde e Chaves, mentre Kruijswijk accusa il colpo. Ma Nibali non ha voglia di smettere, e si riporta in avanti, solo che ora anche Chaves non ne ha più: a questo punto il messinese ha già 17’’ di vantaggio sulla maglia rosa colombiana, che diventano 40 quando arriva ad affiancare l’ex fuggitivo Kangert.

E poi salgono a 56, superato il terzo gpm del Colle della Lombarda  (vinto da Taaramae, a quel punto balzato da solo alla testa della corsa). A 5 km dalla conclusione, Nibali si alza sui pedali: ha 1’17’’ di vantaggio su Chaves, fiuta che il Giro può essere suo. In effetti ormai la maglia rosa titolare è bella che andata: si fa superare di baldanza anche da Valverde, che a sua volta fiuta il terzo posto finale in classifica. Nibali vola nell’ultimo tratto, la salita che conduce a Sant’Anna di Vinadio (provincia di Cuneo), luogo di culto mariano, e riesce a superare con destrezza anche l’ultimo, imprevedibile (e forse più insidioso),  ostacolo, le due ali di folla festante in appassionata e adorante attesa. Poi, è fine corsa: al traguardo, quello dove Taaramae era giunto per primo in assoluto, ma non se n’era accorto nessuno, Nibali giunge ad accumulare 1’15’’ di vantaggio su Chaves. I

ll cielo è rosa per lo Squalo, sopra il santuario sacro ai genitori della Madonna. Qualcuno da lassù avrà ascoltato le sue preghiere, e lui ha ascoltato quelle dei tanti suoi tifosi

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