Non è un insabbiamento.
Le pressioni malavitose per detronizzare re Pantani ci furono, ma non nei tempi intorno ai quali le indagini si erano focalizzate. Almeno questa è stata la conclusione a cui è giunta, lunedì 14 marzo, la Procura di Forlì, che, al termine delle indagini preliminari ad essa relative, ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta su un presunto intervento della camorra contro Marco Pantani nel Giro d’Italia 1999. Un caso che era già stato archiviato a Trento, ma era stato riaperto. Perché di Pantani e della sua tragica, misteriosa fine non si finisce davvero mai di parlare.
Gli inquirenti – le indagini sono state frutto dello sforzo congiunto delle procure di Napoli e Forlì’ - ipotizzavano l’intervento della camorra per alterare le analisi del sangue di Pantani a Madonna di Campiglio (eravamo all’indomani della terz’ultima tappa della corsa rosa) così da far risultare dopato il romagnolo e determinarne l’esclusione dal Giro che si apprestava a conquistare, come aveva fatto con quello dell’anno precedente, l’aureo ’98 pantaniano (allorché lo scalatore di Cesenatico centrò l’accoppiata Giro-Tour). Tali pressioni, lo ha ammesso il pm, ci furono, ed è questa la questione centrale.
E anche il grande passo avanti nella ricerca della verità. Proprio per questo la notizia dell’archiviazione (dovuta al fatto che il reato è andato in prescrizione) non può essere accolta come una sconfitta totale da Antonio De Rensis, l’avvocato della madre del ciclista, Tonina. Il legale sottolinea infatti come l’archiviazione riguardi, appunto, “la tempistica”, cioè l'epoca dei fatti, ma non neghi i fatti in sé (nell'atto "si ridisegnano in maniera incontrovertibile i fatti di Campiglio", dice De Rensis), fatti che, oltretutto, sono confermati in maniera indiscutibile da un recente scoop di Premium Sport e del suo inviato Davide De Zan: si tratta dell’intercettazione di un camorrista, o comunque di un uomo assai vicino a quell’organizzazione criminale, che al telefono con un parente parlava di un complotto nei confronti del campione, sullo sfondo di un giro di scommesse clandestine.
E non sarebbe un mister X qualunque, bensì un personaggio-chiave della vicenda: avremmo a che fare, cioè, proprio con colui che, in carcere, confidò a Renato Vallanzasca (come testimoniato dallo stesso Vallanzasca) che l’esito di quel giro non avrebbe arriso a Pantani. E così ando, effettivamente, per la cronaca. E per la storia. Che però, è convinto De rensis, dovrebbe essere riscritta: "È giusto assegnare a Marco il Giro '99."