In Gran Bretagna, sui giornali, sui cartelloni e sulle pensiline delle fermate dei bus, è sempre più frequente un messaggio che non passa di certo inosservato: «Le gambe ti stanno uccidendo?». La frase è inserita in un segnale di pericolo giallo e nero, in cui campeggia un cervello stilizzato che ingloba una bomba con la miccia accesa.
Ora, la Società Italiana di Patologia Vascolare (Siapav) non intende, forse, arrivare a tanto; gli angiologi italiani tuttavia condividono il contenuto del messaggio della campagna di prevenzione lanciata in Gran Bretagna nel 2011: l’arteriopatia ostruttiva degli arti inferiori, o Pad (acronimo di Peripheral arterial disease), chiamata nel gergo, malattia delle vetrine, è pericolosa e sottostimata.
Si tratta di una patologia cronica, che si sviluppa lentamente fino ad ostruire i vasi arteriosi periferici ed è molto diffusa nelle popolazioni occidentali. Per diagnosticarla, basta un semplice esame: «Il medico misura la pressione alle braccia e alle caviglie - spiega Adriana Visonà, presidente di Siapav - e calcola il rapporto tra i valori. Questo rapporto è denominato "Indice caviglia /braccio".
Eppure, né gli specialisti, né i medici di famiglia, né tantomeno i pazienti, sembrano consapevoli dell’importanza dell’esame, che non è molto diffuso. «Come Siapav - aggiunge Visonà - stiamo promuovendo campagne in varie Regioni e vogliamo lanciare un appello, perché medici di base e specialisti prestino maggiore attenzione a questa patologia. I pazienti con familiarità per malattie vascolari, fumatori, diabetici, con elevati valori di colesterolo e di pressione arteriosa, dovrebbero essere valutati per escludere la presenza di una arteriopatia ostruttiva degli arti inferiori. Il messaggio, dunque, potrebbe essere: “Guarda le gambe, salva la vita”».
Tra i 60 e i 90 anni, la prevalenza della Pad è di poco inferiore al 20% e solo un terzo dei pazienti presenta i sintomi classici di claudicatio intermittens (CI) ad essa associati, cioè un dolore da crampo ai muscoli dell’arto inferiore (polpaccio, coscia o natica) che nasce quando si cammina o si salgono le scale. Questo dolore si manifesta ogni qualvolta si ripete il medesimo sforzo e scompare subito quando lo sforzo cessa.
Da qui, anche il nome di 'malattia delle vetrine', perché, spesso, chi ne soffre, un po’ per mascherare il dolore, un po’ per ingannare il tempo della pausa forzata, si ferma a guardare i negozi. «La visita del paziente con la palpazione delle arterie che scorrono sul piede è il primo strumento per fare la diagnosi di Pad - dice l’angiologa - I pazienti più gravi hanno dolore anche quando non camminano, soprattutto di notte, tanto che si vedono costretti a tenere le gambe a penzoloni giù dal letto». La prevalenza della PAD sia sintomatica, che asintomatica tra maschi di 45-49 anni è del 3%, ma sale fino al 18% tra i 70 e i 75 anni. Nelle femmine la prevalenza è di poco inferiore al 3% nelle più giovani, di poco inferiore all'11%, nelle più anziane. Le forme più gravi della patologia portano anche alla cancrena e all’amputazione, ma la loro prevalenza è molto inferiore rispetto alla malattia così diffusa.
A volte, però, l’arteriopatia non dà sintomi così evidenti. L’esame Abi diventa, allora, un’arma molto potente per la prognosi. «I valori di normalità dell’Abi - aggiunge Visonà - sono compresi tra 0,91 e 1,30. Per questo è molto importante modificare gli stili di vita. Bisognerebbe, innanzitutto, smettere di fumare, fare esercizio fisico (camminare almeno 30 minuti al giorno) e controllare il peso, i valori di colesterolo e della pressione. La terapia farmacologica più indicata è quella con antitrombotici. Il ricorso alla terapia chirurgica dovrebbe, invece, essere suggerito da un team multidisciplinare, del quale dovrebbero far parte angiologi, medici vascolari, chirurghi vascolari, emodinamisti e radiologi».