Aggiungere vitamina D ai cibi eviterebbe milioni di casi di influenza e raffreddore ogni anno. A sostenerlo sono i ricercatori britannici della Queen Mary University of London, la cui analisi ha verificato i risultati di 25 studi clinici realizzati in 14 differenti Paesi. Circa 11 mila le persone coinvolte nelle varie ricerche.
Il ruolo più noto della vitamina D è quello di consentire il fissaggio del calcio nelle ossa, ma è anche attiva nel favorire l’assorbimento di questo minerale nell’intestino ed il riassorbimento di calcio e fosforo dai reni, impedendone l’eliminazione con l’urina.
L’integrazione di vitamina D nella dieta attraverso integratori ha portato, nei soggetti che mostravano uno stato carenziale, a una riduzione del rischio legato a infezioni respiratorie del 50%. Come ha riferito l’autore principale dello studio, il Prof. Adrian Martineau: Questo importante sforzo di ricerca collaborativa ha prodotto la prima prova definitiva del fatto che la vitamina D sia davvero efficace nel proteggere contro le infezioni respiratorie. I nostri dati hanno fornito una ragione del tutto nuova per sostenere l’avviso di assumere supplementi di vitamina D.
Le fonti alimentari che contengono quantità apprezzabili di vitamina D3 e D2 sono davvero poche, tra queste:
â—¦pesci grassi come aringhe, sgombri, salmone, sardine e merluzzo;
â—¦olio di fegato di merluzzo;
â—¦latte e lattici;
â—¦uova;
â—¦verdure a foglia verde.
Spingere l’intera popolazione verso i supplementi (integratori) potrebbe però risultare difficoltoso. La soluzione ideale a questo proposito risulterebbe, secondo il ricercatore, la “fortificazione dei cibi“:
Dal Ministero della Salute UK invitano però a prendere con la dovuta cautela i risultati mostrati dai ricercatori della Queen Mary University of London, in quanto ritenuti non definitivi. Ulteriori studi dovranno essere condotti per valutare l’effettivo impatto della vitamina D sulle infezioni respiratorie e dei cibi fortificati.