Sulla base del Rapporto del ministero della Salute sul sistema di allerta europeo, Coldiretti ha redatto una lista di cibi stranieri che vanno per la maggior in italia eppure sono pericolosi che ha presentato nella seconda giornata del Forum di Cernobbio.
Alimenti a rischio per la presenza al loro interno di residui chimici, microtossine, metalli pesanti, contaminanti microbiologici, diossine o additivi e coloranti. Tra i cibi importati non salutari troviamo al primo posto della classifica ci sono le nocciole turche (più 47% di import l'anno scorso per un valore di 295 milioni di euro) e le noccioline cinesi (più 141%) che, presentano le cancerogene aflatossine oltre i limiti. Anche peperoni e fichi secchi le cui importanzioni sono notevolmente aumentate contengono Aflatossine e pesticidi
Dall'India sono aumentati del 22% le importazioni di peperoncino pericoloso perchè oggetto di contaminazioni microbiologiche e residui chimici in eccesso. Al quarto posto il tonno e il pesce spada provenienti dalla Spagna, che contengono di metalli pesanti.
Al sesto posto troviamo i semi di sesamo indiano, al settimo i pistacchi iraniani, all'ottavo olive e fragole egiziane, al nono la frutta secca americana e al decimo il pesce vietnamita sempre contaminato da metalli pesanti.
Fuori classifica da tenere d'occhio le spezie cinesi per i pesticidi, i formaggi francesi con contaminazioni microbiologiche, i prodotti alimentari con vendita non autorizzati da parte degli Stati Uniti, il pollame dalla Polonia con contaminazioni biologiche.
Il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo avverte della pericolosità in quanto il consumatore non conosce l'origine dei prodotti e quando durante l'acquisto non è in grado i conoscere l'origine è bene che non compri gli alimenti.ancora più pericolosi quegli alimenti stranieri che non si mangiano direttamente ma trasformati dall'industria.
Per questo, Coldiretti chiede oltre ad auspicare controlli alle dogane sempre più rigorosi, l'inserimento dell'etichetta di origine obbligatoria su tutti gli alimenti in commercio e rendere pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall'estero.