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Psoriasi: la difficile accettazione di una malattia visibile

Abbiamo chiesto al Dottor D’Astolto, specializzando in dermatologia dell’Ospedale Maggiore di Parma, come affrontare questa patologia…

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La psoriasi è una malattia sempre più diffusa in Italia e come per molte malattie dermatologiche l’impatto sociale e psicologico è molto invasivo. Apprendiamo dalle parole del Dottor Roberto D’Astolto le diverse e efficaci terapie a disposizione e l’importanza di individuare la più idonea per ciascun paziente…

1) Di cosa di tratta e quanto è diffusa in Italia?
La psoriasi è una malattia eritemato-desqumativa che colpisce una percentuale variabile di popolazione nel mondo, all’incirca il 3%, anche se ci sono delle regioni in cui l’incidenza è più alta. I casi di psoriasi sono aumentati negli ultimi anni, anche grazie ad una maggiore capacità diagnostica. La psoriasi è associata all’incidenza di malattie cardiache e di altre malattie sistemiche perché, alla base c’è un’infiammazione sistemica determinata dal TNF. Nel soggetto geneticamente predisposto, spesso la malattia si manifesta in concomitanza di un particolare stress e come è noto migliora nei mesi estivi, per poi ripresentarsi nei mesi invernali.

2)  Essendo una malattia visibile è sempre così facile da diagnosticare o possiamo cogliere dei campanelli d’allarme anche prima che si palesi?

Ne esistono varie forme: la psoriasi in forma classica è di facile diagnosi, si manifesta ai gomiti e alle ginocchia con le tipiche macchie rosse ricoperte da squame che si staccano e spesso lasciano intravedere punteggiature rossastre che sono i vasi sanguigni. Però ci sono altre forme, per esempio quelle PALMOPLATARE, PUSTOLOSA, e anche la cosiddetta psoriasi INVERSA che si presenta con delle macchie a livello ascellare ed inguinale; in questi casi si pone un problema di diagnosi differenziale con altre malattie dermatologiche.

3) Come si cura, negli ultimi anni sono state scoperte delle terapie d’avanguardia?

La psoriasi è una malattia per la quale abbiamo numerose opzioni terapeutiche, però ci sono delle forme di malattia resistenti a quasi tutti i tipi di cure. Si può adottare una terapia topica, con una pomata a base di corticosteroidi, ma assumere tale terapia per lungo tempo crea effetti collaterali sulla pelle. Altrimenti si può optare per una terapia per bocca con ciclosporina e metotrexate, ma sono farmaci che possono interferire soprattutto con il fegato e il cuore.

Novità degli ultimi anni è invece, la terapia biologica che ha il vantaggio di agire sul fattore patogenetico della psoriasi, cioè sul TNF che determina la malattia, quindi bloccandolo freniamo sul nascere la malattia stessa. Quest’ultima  costituisce una svolta nel panorama terapeutico, però anche la cura biologica ha degli effetti collaterali, infatti va a deprimere il sistema immunitario e quindi si può andare incontro a una maggiore incidenza di malattie infettive e inoltre ha un costo elevatissimo quindi si tende ad utilizzarla solo nelle psoriasi resistenti agli altri trattamenti.

4) In che modo il paziente può convivere serenamente con questa malattia?

Si tratta di una malattia che crea un danno psicologico notevole, soprattutto in quei soggetti che svolgono professioni a contatto con il pubblico o attività per le quali espongono le zone del corpo interessate dalla malattia. Si è riscontrato un più elevato tasso di incidenza di malattie psichiatriche nei pazienti affetti da psoriasi rispetto alla popolazione non affetta da tale malattia. E’ un problema molto delicato e difficile da accettare socialmente perché ha una manifestazione molto invasiva, e magari non tutti sanno che non si tratta assolutamente di una malattia contagiosa. Anche per questa difficoltà di accettazione è importante individuare la giusta terapia.

5) Con un’adeguata terapia possono sparire le manifestazioni sulla pelle?

Con la terapia spariscono i segni della malattia, ma si pone il problema delle controindicazioni di un’assunzione prolungata dei farmaci. Inoltre, una volta sospesi i farmaci, i segni clinici della malattia spesso ricompaiono, perché essendoci alla base un’infiammazione genetica è impossibile debellarla completamente.

Il paziente dopo la diagnosi deve quindi individuare una terapia con cui poter convivere e accettare la patologia, se è necessario anche facendosi aiutare da uno psicologo.

 

                                                                                                                           

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