Il 24 febbraio 2022, nel cuore dell’Europa è iniziato un conflitto pericoloso che vede contrapposti da un lato la Russia e dall’altro l’Ucraina. Dallo scoppio del conflitto il cosiddetto “mondo occidentale” (USA, NATO e UE) si sono schierate a fianco dell’Ucraina, erogando ingenti somme economiche. Nonostante i numerosi appelli alla pace di Papa Francesco, in questi due anni, non c’è stato alcun Capo di Stato o di Governo dell’Occidente, capace di intraprendere l’unica soluzione possibile: riattivare la diplomazia. Anzi, tutti i Capi di Stato, basti pensare al francese Macron e al cancelliere tedesco Scholz, sono allineati alla NATO che quotidianamente esprime un atteggiamento fortemente bellicoso.
È notizia di questa settimana, annunciata durante il summit della NATO in USA, dell'arrivo dei missili americani in Germania. Questi sviluppi indicano un ritorno a un clima di tensione globale simile a quello della Guerra Fredda, con potenziali implicazioni per la sicurezza internazionale e una possibile nuova corsa agli armamenti tra le grandi potenze mondiali. L’annuncio al summit NATO, ha scatenato reazioni forti e immediate. Washington e Berlino hanno confermato che dal 2026 inizieranno a dispiegare capacità a lungo raggio in Germania, con missili Sm-6, Tomahawk e armi ipersoniche, per dimostrare l'impegno degli USA verso la NATO e il suo contributo alla deterrenza integrata europea. Questi missili, vietati dal trattato INF del 1988, sono ora liberi di essere schierati dopo il crollo dell'accordo cinque anni fa a causa di accuse reciproche di violazioni tra USA e Russia. Il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, ha spiegato che l'obiettivo è incoraggiare la Germania e altri paesi europei a investire nello sviluppo e nell'acquisto di missili a lungo raggio per colmare un crescente divario in Europa. Questo dispiegamento temporaneo di armi americane consentirebbe agli alleati della NATO di prepararsi adeguatamente. La decisione è stata accolta favorevolmente dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, che l'ha definita "necessaria e importante". In risposta, la Russia ha minacciato ritorsioni militari, definendo la dichiarazione del vertice NATO una "seria minaccia per la sicurezza della Russia”.
Se gli annunci del summit NATO, fanno salire la tensione nello scenario internazionale, leggendo una recente intervista rilasciata a un settimanale svizzero, dal Presidente serbo Aleksandar Vucic, si può ben comprendere che la situazione sia davvero inquietante. Nell’intervista il Presidente serbo ritiene difficile che la Russia e l'Occidente possano raggiungere un accordo diplomatico, affermando di aspettarsi una catastrofe fra tre o quattro mesi, forse prima: “Ho un approccio diverso da quello di molti altri politici più grandi e importanti, perché io vorrei vedere la pace, mentre la maggior parte degli altri vorrebbe vedere la vittoria di una parte o dell'altra. E se si vuole vedere la pace, allora si può facilmente scorgere tutti i problemi che abbiamo di fronte. A mio avviso, le cose stanno peggiorando di giorno in giorno. Stiamo assistendo all'oscuro punto finale di tutto ciò che accadrà in Ucraina se le grandi potenze non faranno nulla. In un breve periodo di tempo sì, sono abbastanza sicuro che assisteremo a una vera catastrofe. A rendere la situazione ancora più complicata è il fatto che tutti parlano solo di guerra. Nessuno vuole raggiungere la pace, nessuno parla di pace. La pace è quasi diventata una parola proibita. Si dice che dobbiamo vincere per assicurarci la pace futura. Trovo molto strano che nessuno cerchi di porre fine alla guerra. C'è un'altra teoria che posso capire: non la approvo, ma capisco che l'Occidente crede di poter vincere facilmente contro Putin, vogliono sfiancarlo in Ucraina. Poi, si pensa, la Russia non esisterà più sul suo attuale territorio e nella sua attuale forma, e Putin sarà rovesciato e così via. Nell'Europa di oggi, tutti si comportano come grandi eroi, ma non hanno detto ai loro popoli che pagheranno un prezzo molto alto. Dovrebbero fare assolutamente di tutto per fermare qualsiasi tipo di volontà di guerra. Ma alla fine la gente pensa ai propri interessi. Capisco perché il presidente Emmanuel Macron voglia inviare truppe Nato in Ucraina: probabilmente la sua idea è che è meglio affrontare la Russia sul suolo ucraino che su quello europeo o centroeuropeo, se necessario. I tedeschi hanno lo stesso approccio, con alcune differenze. Ma prima di dire una cosa del genere penso che dovreste cercare di raggiungere un cessate il fuoco e poi negoziare per dieci, venti, trenta o cinquant'anni, non importa quanto tempo. È meglio di un solo giorno di aspri combattimenti, come quelli che stiamo vivendo oggi”.
Di fronte uno scenario allarmante che potrebbe portare da un momento all’altro all’allargamento del conflitto tra Russia e Ucraina, in Italia la sinistra liberal-progressista (PD, M5S e Alleanza Verdi-Sinistra), usa l’arma di distrazione di massa, concentrando tutte le sue proteste contro il Governo Meloni, non per la linea fortemente atlantista, ma per la decisione di intitolare l’Aeroporto di Milano Malpensa a Silvio Berlusconi. Dal leader dei Verdi Angelo Bonelli, al Sindaco di Milano Giuseppe Sala, è un fiume di polemiche. Il PD, arriva addirittura a sollevare il caso in Parlamento attraverso un’interrogazione parlamentare rivolta al Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, presentata dalla deputata Silvia Roggiani e sottoscritta da una ventina di deputati tra cui spiccano i nomi di Boldrini, Cuperlo, Furfaro, Quartapelle e Serracchiani. Nell’interrogazione parlamentare il PD chiede di «chiarire quale procedura sia stata seguita per l’intitolazione dell’aeroporto di Malpensa a Silvio Berlusconi e quali siano le motivazioni per cui non sia stata rispettata la procedura prevista dalla legge 1188/1927, che richiede un periodo di 10 anni dalla morte della persona prima di intitolare un luogo pubblico». La notizia di intitolare l’Aeroporto di Malpensa all’ex premier, scatena la forte reazione anche da parte del sindacato e precisamente della Cgil invitando a “non intitolare Malpensa a Silvio Berlusconi, ma a Carla Fracci».
Se la sinistra trascura argomenti fondamentali, come la necessità di superare l’appartenenza alla NATO, viceversa l’ex Sindaco di Roma Gianni Alemanno, attraverso il suo Movimento Indipendenza che si sta radicando in tutta Italia, e intende rappresentare, non come vuole fare credere il mainstream “un’estrema destra”, ma l’idea di un “Sovranismo Sociale”, che non vuole essere più succube di Istituzioni internazionali che limitano la sovranità nazionale. Coerentemente con questi valori, oggi, in piena estate, il Movimento Indipendenza ha organizzato un presidio in provincia di Varese e precisamente a Solbiate Olona, per protestare contro “l’istallazione in questa base del nuovo Quartier generale della ARF (Allied Reaction Force) ovvero le Forze di Reazione Alleate della NATO”. Oltre mille persone – guidate dal Segretario Gianni Alemanno e dai dirigenti Lele Petrucci, Nicola Colosimo e Giuseppe Lauria – hanno esposto uno striscione con la scritta “Fermiamo la guerra” e hanno simbolicamente consegnato al Comando della base e al sindaco di Solbiate Olona una bandiera tricolore per rappresentare la rivendicazione della sovranità nazionale contro ogni sudditanza straniera. Nel presidio del Movimento Indipendenza, il Segretario Nazionale Gianni Alemanno ha affermato: “sulla guerra in Ucraina Giorgia Meloni è troppo allineata, troppo subalterna agli Stati Uniti. Non abbiamo mai avuto un governo così atlantista, neanche ai tempi della Prima Repubblica”.