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Tribunale dà ragione a Salvini: diffamato su stop a viaggio in Israele

Non ci sarebbe stato nessuno rifiuto da parte dell'ambasciata israeliana al viaggio di Salvini a Gerusalemme

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Il leader della Lega, Matteo Salvini, vince la causa per diffamazione intentata contro il giornale “La Repubblica” per un articolo pubblicato nel novembre del 2015.

L’articolo, che si intitolava “L’altolà di Israele a Salvini: ‘Non può venire da noi’ ", sosteneva che l’ambasciata a Roma dello Stato D’Israele avesse dato parere negativo alla visita nel paese del segretario leghista a causa della questione immigrati e dei rapporti con i gruppi neofascisti.

Ci sarebbe stato un rifiuto ufficioso da parte dell’ambasciata israeliana, guidata da Naor Gillon, poiché veniva considerata “politicamente inopportuna” per le posizioni assunte dal numero uno di Via Bellerio sulle politiche per l'immigrazione e per le alleanze ‘estreme’ strette in Europa.

Al contrario il tribunale di Roma, autore della sentenza seguita alla querela di Salvini, ha stabilito come non si fosse nessun parere negativo da parte dell’ambasciatore Gillon, ma il viaggio fu semplicemente rinviato per motivi organizzativi 

Ad annunciarlo è stata l’avvocato Claudia Eccher, rappresentante della Lega e del leader del Carroccio, all’agenzia Adnkronos: “Il Tribunale di Roma ha accertato che l’articolo era falso e diffamatorio, le motivazioni saranno rese note tra 90 giorni.”

“Il direttore Ezio Mauro e il giornalista autore dell’articolo, - ha aggiunto l’Eccher nell’articolo dell’Adnkronos - sono stati condannati al risarcimento dei danni, pari a euro 50mila, da destinare alle parti civili costituite spiegando che si tratta di una condanna molto significativa dal punto di vista sostanziale".

"La sentenza – conclude la Eccher - ha accertato la diffamatorietà di un fatto mai esistito, il viaggio in Israele di Salvini fu, infatti, rinviato solo per motivi organizzativi, fu la stessa ambasciata dello stato ebraico a chiedere di spostare il viaggio per motivi legati al fatto delle elezioni in corso, abbiamo prodotto in tribunale una mail dell'ambasciatore Naor Gilon che spiegava la cosa".

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