L'Italia in subbuglio per la scarsa serietà dei parlamentari che riguardo l'elezione del Presidente della Repubblica, se la stanno prendendo con comodo, ma soprattutto per il fatto che oltre alle numerosissime schede bianche, spuntano nomi di personaggi del mondo dello spettacolo o di grandi sportivi come: Dino Zoff, Claudio Baglioni, Enrico Ruggeri, Paola Regeni (mamma di Giulio), Alberto Angela, Roberto Mancini, Claudio Lotito, Giorgio Agamben, Rocco Siffredi, Massimo Giletti, Claudio Sabelli Fioretti, Alfonso Signorini, Mauro Corona, Giuseppe Cruciani, Antonio Razzi, Christian De Sica, Giorgio Lauro, Claudio Sabelli Fioretti, Fulvio Abbate, Francesco Verderami, Giovanni Rana, Enrico Chiapponi, Terence Hill, Antonio Pappalardo, Marino Bartoletti, Massimo Torre, Massimo Morini, Marco Tardelli, Alessandro Altobelli e Luigi Vicinanza,
Allora il popolo sul web impazza rievocando uno dei film di Claudio Bisio "Benvenuto Presidente", dove il protagonista, un pastore di nome GIUSEPPE GARIBALDI viene eletto all'unanimità, proprio per un gioco politico. Altri invece hanno diffuso una carta d'identità con la foto di una donna è come generalità BIANCA SCHEDA. Insomma una cosa così importante sta diventando una barzelletta, ma c'è ben poco da ridere.
Ma vediamo nel dettaglio come funziona l’elezione del presidente della Repubblica e tutti i risultati delle varie votazioni.
Il successore di Mattarella verrà eletto dal parlamento in seduta comune, ovvero dai 630 membri della Camera dei deputati, dai 315 senatori, assieme a 58 delegati delle regioni, e sei senatori a vita. Per un totale di 1.009 “grandi elettori”. A loro il compito di individuare il nuovo presidente, il tredicesimo della storia repubblicana.
Per esprimere le preferenze si usano i cosiddetti “catafalchi”, sorte di cabine elettorali allestite all’interno della Camera che quest’anno sono modificate per limitare i rischi i contagi, in ragione della pandemia (ulteriori regole ad hoc sono state introdotte per garantire il distanziamento). Per questo l’elezione sarà più lunga del solito.
Lunedì 24 gennaio dalle ore 15:00, si è tenuta la prima riunione del parlamento in seduta comune per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica dopo il settennato di Sergio Mattarella. Come ampiamente prevedibile, l’esito è stato negativo, con una grande maggioranza di schede bianche, 672 (curiosamente, esattamente la maggioranza dei due terzi che sarebbe stata necessaria per eleggere un presidente) dal momento che nessuna intesa era stata trovata tra i gruppi politici. Il più votato, tra i candidati credibili, stato Paolo Maddalena, votato dai parlamentari del gruppo Alternativa C’è, 36 voti. A seguire il presidente uscente Sergio Mattarella con 16 voti, quindi la ministra della Giustizia Marta Cartabia con 9.
La Costituzione prevede che per essere eletta o eletto occorra una “maggioranza di due terzi dell’assemblea”. Ma dopo il terzo scrutinio “è sufficiente la maggioranza assoluta”. Ciò significa che nelle prime tre votazioni il nuovo presidente sarà eletto soltanto se otterrà almeno 673 voti. Altrimenti, a partire dal quarto scrutinio, ne basteranno 505.
Proprio durante le sei ore di scrutinio, però, i leader politici hanno intensificato il dialogo con una serie di incontri bilaterali, di persona o telefonici, che ha compreso anche il presidente del Consiglio Mario Draghi, che rimane uno dei papabili nonostante le reticenze dei partiti di centrodestra. Matteo Salvini della Lega, Enrico Letta del Partito democratico sono stati i leader protagonisti di confronti giudicati cordiali e positivi: “Si è aperto un dialogo”, hanno detto in particolare i leader di Lega e Pd, in una nota congiunta.
Anche martedì 25 gennaio, al secondo scrutinio, era previsto un nulla di fatto e così è stato, con Paolo Maddalena che ha portato a 39 i suoi voti, ma soprattutto con Sergio Mattarella che li ha più che raddoppiati, arrivando anche anche lui a 39: sono già molti a rimpiangerlo visto lo stallo, nonostante il presidente uscente abbia più volte fatto capire di non ritenere costituzionalmente corretta una rielezione.
Nel pomeriggio, a secondo scrutinio in corso, si sono tenuti diversi altri incontri: da una parte quello del cosiddetto centrosinistra (Pd, Movimento 5 Stelle e Leu), dall’altra quello del centrodestra (Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia), che successivamente ha presentato la propria rosa di candidati: l’ex ministro dell’Istruzione Letizia Moratti, l’ex presidente del Senato Marcello Pera e dell’ex magistrato Carlo Nordio. Ma dopo poche ore la rosa è stata bocciata dai leader di centrosinistra: dunque tutto da rifare, a partire dal terzo scrutinio di mercoledì 26 gennaio, che a differenza dei giorni precedenti ha avuto inizio alle 11:00.
Anche qui terza fumata nera nel terzo scrutinio per l’elezione del presidente della Repubblica: le schede bianche sono state 412. Ma il dato più rilevante della terza giornata è che il presidente uscente Sergio Mattarella continua a vedere aumentare esponenzialmente le preferenze a sue favore, ben 125, la maggioranza relativa. Tutto ciò nonostante il fatto che Mattarella abbia sempre escluso una prorogatio del proprio mandato. Significativi anche i 52 voti presi da Pierferdinando Casini.
Il nome di Maria Elisabetta Casellati, presidente del Senato, tolto all’ultimo momento dalla rosa già bruciata, era uno di quelli più spesi dal centrodestra. Il segretario del Partito democratico Enrico Letta però stoppa la sua candidatura: “Proporre la seconda carica dello Stato, insieme all’opposizione, contro i propri alleati di governo sarebbe un’operazione mai vista nella storia del Quirinale. Assurda e incomprensibile. Rappresenterebbe, in sintesi, il modo più diretto per far saltare tutto”.
Si riparte alle ore 11:00 di giovedì 27 gennaio per il quarto scrutinio, ma già dalla mattina presto i grandi elettori sono attivi in riunioni per arrivare a una soluzione. Il centrodestra ha deciso di astenersi, rinunciando a votare, in attesa di un nuovo vertice. Fuori il nome di Paolo Maddalena, fin qui candidato ufficiale del gruppo L’Alternativa C’è, che vira sul magistrato Antonino Di Matteo. Ma la notizia è che stato di nuovo Sergio Mattarella il più votato nel quarto scrutinio per l’elezione del presidente della Repubblica: il presidente uscente ha raccolto 166 preferenze: a votarlo, come ieri, molti grandi elettori del Movimento 5 Stelle, ai quali potrebbero essersene aggiunti alcuni del Partito democratico.
Casellati no, Belloni neanche
Fallisce la mossa a sorpresa del centrodestra, che aveva riproposto il nome della presidente del Senato Elisabetta Casellati, questa volta decidendo di votarla direttamente nel corso del quinto scrutinio. Ma se ieri gli astenuti del centrodestra erano stati 441, che ci si aspettava corrispondessero ai voti in quota Casellati, la presidente del Senato ne ha raccolti in realtà solo 382, e la sua candidatura perde a questo punto quota. Non poche le 46 preferenze per Sergio Mattarella, considerando nessuno di questi proviene dal Movimento 5 Stelle, che lo aveva votato fino a ieri e che oggi si è astenuto insieme a tutto il centrosinistra.
Nel pomeriggio Mattarella ha ricevuto un vero e proprio ulteriore tributo, in occasione di un sesto scrutinio interlocutorio. Il centrodestra è tornato ad astenersi; significativo invece quanto successo nel centrosinistra, che avrebbe dovuto votare scheda bianca ma che invece, per una buona parte, ha voluto di nuovo omaggiare il presidente uscente. “Una bella ondata di affetto che dice molto sulla volontà di trovare una convergenza, con un consenso diffuso verso di lui” dice Enrico Borghi del Partito democratico.
Ma in serata prima il leader della Lega Matteo Salvini, poi quello del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte rivelano un vero e proprio colpo di scena: “Stiamo lavorando per un presidente donna”. Tutti gli indizi porterebbe a Elisabetta Belloni, direttore generale dei servizi segreti, ex segretario generale del ministero degli Esteri, che già risultava in una piccola rosa di papabili insieme a Mario Draghi, Pierferdinando Casini e lo stesso Mattarella. Ma nel giro di un’ora anche questo nome si sgonfia, per i no di Forza Italia, Leu e soprattutto Italia Viva: per Matteo Renzi “l’idea che il capo dei servizi segreti in carica diventi Presidente della Repubblica è per me inaccettabile. Chi non lo capisce non ha cultura istituzionale”.
Chiuso il sesto scrutinio per l’elezione del Presidente della Repubblica e, come ampiamente annunciato, nulla di fatto. Con il quorum a 505, Mattarella ha preso il maggior numero di voti, ben 336 preferenze. Gli astenuti sono stati 444 e 106 le schede bianche. Le altre preferenze di rilievo sono state per Di Matteo (41), Casini (9), Manconi (8), Cartabia e Draghi (5) Belloni (4).
La donna evocata da Salvini e Conte era Elisabetta Belloni, direttore generale dei servizi segreti, ex segretario generale del ministero degli Esteri, che già risultava in una piccola rosa di papabili insieme a Mario Draghi, Pierferdinando Casini e lo stesso Mattarella. Ma nel giro di un’ora anche questo nome si sgonfia, per i no di Forza Italia, Leu e soprattutto Italia Viva: per Matteo Renzi “l’idea che il capo dei servizi segreti in carica diventi Presidente della Repubblica è per me inaccettabile. Chi non lo capisce non ha cultura istituzionale”.
Potrebbe essere quella di oggi la giornata decisiva per l'elezione del presidente della Repubblica. La possibile accelerata arriva al termine di una giornata, iniziata con un candidato unico ma unilaterale, Elisabetta Casellati, e finita con un annuncio sibillino da parte di Matteo Salvini, subito dopo confermato da Giuseppe Conte: “Stiamo lavorando a un presidente donna, in gamba”.
Anche il sesto scrutinio è un flop annunciato. Il centrodestra aveva già fatto sapere che si sarebbe astenuto al completo, mentre il centrosinistra avrebbe votato scheda bianca. La partita torna a giocarsi fuori dall'aula, e non si risolverà facilmente. Restiamo in attesa per i risultati odierni, con la speranza che venga finalmente eletto il Presidente della Repubblica.