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Referendum, in Lombardia e Veneto trionfa il sì col 95 e 98%

Esulta la Lega, Salvini: "Lezione di democrazia". Scontro Zaia-governo su tasse

Redazione
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Lombardia e Veneto scelgono il sì nel referendum consultivo sull'autonomia che ha chiamato al voto 11 milioni di italiani. Il Veneto ha ampiamente superato il quorum registrando un'affluenza record del 57,2%, che ha permesso il trionfo del sì col 98,1%. In Lombardia, dove invece il quorum non c'era, l'affluenza viene trascinata dal voto nelle valli ma si ferma nel Milanese segnando il 38,25%, con il 95,29% dei sì. 

Da sottolineare il "flop" del voto elettronico in Lombardia, dove si sono registrate criticità nella fase di riversamento dei dati delle Voting machine, che hanno consentito ai risultati di arrivare completi solo nella tarda mattinata di oggi. Era la prima volta che veniva sperimentato in Italia il voto elettronico ma lo scrutinio è risultato lentissimo. "Abbiamo avuto un problema con 300 chiavette su 24mila tablet", ha spiegato il governatore Roberto Maroni.

Il segretario della Lega Nord Matteo Salvini esulta. Ieri in Lombardia e Veneto "è stata una lezione di democrazia per tutta Europa, abbiamo scelto la via legale, pacifica e costituzionale. La stessa opportunità la offriremo da nord a sud a chi ce lo chiederà. Quelli che dicevano che la linea nazionale della Lega avrebbe trovato problemi al Nord - ha proseguito Salvini - non ha capito un accidente. Richieste di autonomia hanno convinto 5,5 milioni persone a votare, e Maroni e Zaia avranno mandato pieno mandato a trattare. Rido quando leggo certe ricostruzioni di divisioni"

"La politica è uscita da questa partita, adesso tocca al popolo". Anche il governatore del Veneto Luca Zaia si mostra raggiante per i risultati del referendum consultivo, spiegando che il Veneto, nel contratto che presenterà al governo per avere maggiore autonomia, chiederà "i nove decimi delle tasse. Quando andremo a trattare con il governo avremo quasi sei milioni di cittadini insieme a noi".

Pronta la replica del governo. Il ministro dell'Agricoltura e vice segretario del Pd, Maurizio Martina, ribadisce che "il fisco non è oggetto di trattativa, i soldi delle tasse non sono trattabili". Secondo le intenzioni dell'esecutivo la trattativa dovrà ricalcare il modello Emilia Romagna.

Immediata la controreplica del governatore del Veneto: "L'interlocutore è il premier. Io ero rimasto al punto, e lo dico anche da ex ministro, che Martina si occupa dell'Agricoltura e penso che il nostro interlocutore sia il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni".

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