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Domani la Consulta decide sull’Italicum

I Giudici potrebbero scegliere di rimettere tutto al Parlamento, non consentendo così di andare subito alle urne.

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Cinque dubbi per una legge elettorale. Sono ore decisive per le sorti dell’Italicum la cui questione di legittimità arriverà domani sul tavolo della Corte Costituzionale grazie alle ordinanze frutto di altrettanti ricorsi presentati da un pool di avvocati, in qualità di cittadini elettori, a Messina, Torino, Perugia, Trieste e Genova. I tribunali di quelle città hanno stabilito che alcuni dei rilievi mossi dai ricorrenti non fossero infondati e hanno dunque deciso di sottoporre le questioni ai giudici della Consulta che avranno in questo modo la possibilità di esaminarle tutte insieme senza tralasciare nulla.

E così la nuova normativa per l’elezione dei deputati, “nata perfetta” secondo l’allora premier Matteo Renzi, suscettibile invece di modifiche durante i giorni bollenti della campagna referendaria e messa infine nel dimenticatoio all’indomani della bruciante sconfitta dei sostenitori del Sì alla riforma di alcuni articoli della Costituzione, sarà esaminata al microscopio dei giudici del Palazzo di Piazza del Quirinale a Roma che dovranno decidere la sua costituzionalità o meno. Le indiscrezioni delle ultime ore racconterebbero che ben difficilmente l’Italicum passerà indenne l’esame e che i giudici della Consulta potrebbero rimandare tutto al Parlamento per fare in modo che le modalità di elezione di Senato e Camera siano omogenee, requisito imprescindibile così come più volte chiesto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Se lo scenario fosse questo non ci sarebbe dunque il ricorso immediato alle urne come più volte chiesto da Lega, Cinque Stelle, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Sinistra Italiana, altri gruppi schieratisi per il No e anche da una parte del Pd in quanto la vittoria dei contrari alla riforma costituzionale ha di fatto lasciato le cose come erano prima: un bicameralismo paritario che presuppone maggioranze compatibili nelle due assemblee per garantire la governabilità, aggravato per così dire dal famigerato “Porcellum” già dichiarato incostituzionale dalla stessa Consulta. Ballottaggio, premio di maggioranza assegnato alla lista e non alla coalizione, capilista bloccati, apparentamenti, possibilità per il capolista eletto in più collegi plurinominali di scegliere il proprio collegio di riferimento in base a valutazioni di opportunità, in assenza di un criterio predeterminato, sono i temi su cui si sono focalizzate le osservazioni presentate nei ricorsi come del resto era anche abbastanza facile intuire. Starà ora ai giudici della Corte Costituzionale pronunciarsi in quella che già adesso si annuncia come una delle decisioni più complesse da prendere nella recente storia della politica italiana.

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