Il No di Verhofstadt all’ingresso dei 5 Stelle
Sulla richiesta del movimento di Beppe Grillo, il presidente del Gruppo liberale al Parlamento Europeo aveva rilasciato questa dichiarazione ieri pomeriggio: “Sono giunto alla conclusione che non vi siano sufficienti garanzie per portare avanti un'agenda comune per riformare l'Europa. Non c'è sufficiente terreno comune per procedere con la richiesta del Movimento Cinque Stelle di iscriversi al gruppo Alde”. Secondo Verhofstadt ci sono “differenze fondamentali sui principali temi europei” anche se “su questioni di interesse comune, come ad esempio l'ambiente, la trasparenza e la democrazia diretta, il gruppo Alde e il Movimento Cinque Stelle continueranno a lavorare a stretto contatto”. Per i liberali europei, dunque, nessuna adesione dei grillini ma solo collaborazione parlamentare sui singoli temi.
Il Movimento 5 Stelle attacca l’establishment e annuncia un nuovo gruppo
La reazione dei cinquestelle al no dei liberali è stata immediata e molto dura. “L'establishment – si legge in un post del sito beppegrillo.it - ha deciso di fermare l'ingresso del MoVimento 5 Stelle nel terzo gruppo più grande del Parlamento Europeo. Questa posizione ci avrebbe consentito di rendere molto più efficace la realizzazione del nostro programma. Tutte le forze possibili si sono mosse contro di noi. Abbiamo fatto tremare il sistema come mai prima”. Secondo il movimento, il passaggio al gruppo liberale si sarebbe dunque configurato più come una scelta tecnica che politica. Infine il M5S ha annunciato la creazione di un nuovo “gruppo politico autonomo per la prossima legislatura europea: il DDM (Direct Democracy Movement).
I gruppi politici al parlamento europeo e l’altro no, quello dei Verdi Europei
Dopo il riufiuto dei liberali e l’uscita dal gruppo “Europa della Libertà e della Democrazia Diretta (EFDD), del quale fanno parte anche il partito euroscettico inglese Ukip e l'estrema destra dei Democratici Svedesi, per il M5S si profila l’iscrizione ai "non iscritti, una sorta di gruppo misto del Parlamento Europeo. “Per essere riconosciuto - si legge sul sito del PE - un gruppo politico deve essere composto da almeno 25 deputati eletti in sette Stati membri (almeno un quarto dei paesi). E' un ostacolo non facile da sormontare ma assicura che ogni gruppo sia rappresentativo di una giusta porzione di opinione pubblica europea”. Al momento gli eurodeputati grillini sono solo 17 e al momento non sembrano esserci possibili alleati per un nuovo gruppo. Anche i Verdi Europei avevano intavolato una trattativa con i cinquestelle che, però, non era andata a buon fine. Monica Frassoni, copresidente del partito, aveva dichiarato: “Le relazioni con i membri del M5s al Parlamento europeo su diversi temi, tra cui l'ambiente, il climate change, le questioni fiscali, sono positive e ci auguriamo possano continuare” ma il gruppo dei Verdi “ha detto no ad un ingresso del M5s per le posizioni da esso espresse in merito al processo di integrazione europea, alle politiche sull'accoglienza e l'immigrazione, sulle funzioni dei membri del Parlamento europeo in relazione ad una società esterna privata, la Casaleggio associati".
La "separazione da Farage" e il referendum
La scelta di abbandonare il gruppo EFDD era stata annunciata a sorpresa sul sito di Grillo contestualmente al referendum per decidere se confluire in quello liberale. L’ipotesi di voto prospettata agli era:
- Confluire nel gruppo politico ALDE
- Confluire nel raggruppamento dei Non Iscritti
- Rimanere nel gruppo politico EFDD
Qyesto l'esito del voto: hanno partecipato 40.654 iscritti certificati con il seguente risultato: passaggio all'ALDE il 78,5% dei votanti pari a 31.914 iscritti mentre 6.444 hanno votato per rimanere nell'EFDD e 2.296 per confluire nei non iscritti”.