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Matteo Salvini e quella voglia della Lega di correre da sola

Il segretario lumbard: “Dopo il 4 dicembre cominceremo a costruire un futuro di governo”

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“Il nuovo leader non lo sceglieranno né ad Arcore, ma neppure a via Bellerio: sarà votato dal popolo, perché è il popolo ad avere l’ultima parola. Fino al 4 dicembre sarò concentrato sul referendum ma già dal 5, dopo che avrà vinto il No cominceremo a costruire un futuro di governo”. Matteo Salvini non solo non lascia, ma addirittura raddoppia e a questo punto forse a poco serviranno i discorsi di Silvio Berlusconi (che ha già sacrificato Stefano Parisi) per cercare di tenere compatto il centrodestra.

Perché quella che fino a poche settimane fa forse era soltanto una tentazione, comprensibile ma comunque poco praticabile, adesso improvvisamente si sta concretizzando come una nuova realtà tutta da percorrere usando come piace al segretario del Carroccio il “turbo” delle grandi competizioni. E il turbo senza troppi giri di parole è proprio quella grande voglia di correre da soli che già da tempo animava i supporter lumbard e adesso si è rifatta prepotentemente sotto dopo la caduta del sindaco di Padova Massimo Bitonci per mano di una “congiura” forzista che ha rischiato di mettere in forse gli equilibri tra Lega e Forza Italia anche in un altro capoluogo importante come Venezia. Salvini, a Santa Croce, è stato fin troppo chiaro, ma a scanso di equivoci dopo le bufere delle ultime ore si è rivolto direttamente a Berlusconi: “Anche lui – ha detto intervistato dal Qn - avrà visto che a Firenze, la settimana scorsa, davanti a me ci saranno state dalle 30 alle 50mila persone mentre da Parisi ce n’erano al massimo 300”.

In quelle parole c’era già chiara la rivendicazione per sé stesso della leadership all’interno del centrodestra perché come ha aggiunto un attimo dopo: “E’ stato Parisi stesso ad autoescludersi: sta con tre veterodemocristiani che hanno cambiato diciotto partiti e rappresenta solo se stesso. Lui dice che siamo estremisti, ma pensa ad Alfano e Verdini: tieniteli e goditeli”. Affermazioni che assieme alla richiesta di “primarie”, per altro da sempre aborrite dal Cavaliere, non fanno che gettare ulteriore benzina su un fuoco ormai dalle fiamme altissime. “Quello che c’era ieri oggi non c'è più - osserva ancora il leader del Carroccio - la gente mi dice di andare, fare, rompere con il passato: in Europa e in America spira un vento nuovo. Io intendo coglierlo per costruire la squadra, anche andando a cercare risorse fuori dai partiti, nell’area cattolica, tra quelli del Family Day, verso persone ad esempio come Giulia Bongiorno che sono rappresentative di una parte importante della società civile, persino nel mondo della scuola”.

Le grane, dunque, sono destinate a continuare e poco importa se Parisi dichiara che l’Italia “ha bisogno di un governo liberale e popolare: questo è il mio mandato e me lo sono dato da solo”. Il dado, per i lumbard, stavolta sembra essere davvero tratto.

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