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Il Tar boccia il ricorso di M5S e Sinistra Italiana sul quesito referendario

Per il tribunale amministrativo è “Inammissibile per difetto giurisdizionale"

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“Inammissibile per  difetto assoluto di giurisdizione”. Con questa motivazione il Tar del Lazio ha respinto il ricorso sul quesito referendario presentato da M5s e Sinistra italiana. La seconda sezione bis del tribunale amministrativo regionale in sostanza ha ammesso la propria impossibilità a decidere su una materia di questo tipo, già valutata per altro dalla Cassazione, che non rientra tra quelle demandate dalla giustizia amministrativa.

Il quesito che gli elettori si troveranno sulla scheda il 4 dicembre infatti è passato attraverso due organi di garanzia: l’ufficio centrale per il referendum, che l’ha predisposto, e il presidente della Repubblica che l’ha recepito con il decreto che ha indetto la consultazione. Dunque la “tutela generale dell’ordinamento” è stata rispettata. Movimento 5 Stelle e Sinistra italiana avevano presentato ricorso giudicando favorevole al Sì il testo del quesito che l’elettore si troverà sulla scheda il 4 dicembre. Ma questo è predeterminato come stabilito dalla norma del 1970 sull’iter referendario. E se c’è un problema in quella norma spetta all’ufficio centrale per il referendum, della Cassazione, ricorrere alla Corte costituzionale. Non al Tar: ecco spiegato il “difetto assoluto di giurisdizione”.

Aggiungono i giudici del Tar: “Sia le ordinanze dell’ufficio per il referendum sia il decreto presidenziale, nella parte in cui recepisce il quesito, sono espressione di un ruolo di garanzia nella prospettiva della tutela generale dell’ordinamento e si caratterizzano per la loro assoluta neutralità, che li sottrae al sindacato giurisdizionale”. I ricorrenti chiedevano, oltre all’annullamento nel merito del decreto con cui la presidenza della Repubblica ha indetto il referendum, che gli atti fossero trasmessi alla Consulta per verificare la legittimità della legge del 1970. Cinquestelle e Sinistra Italiana però non si arrendono: “La sentenza va letta, ci riserviamo di valutare nel merito – ha commentato a caldo Loredana De Petris (Si) -. Se fosse stato dichiarato il rigetto solo per difetto di giurisdizione non ci sarebbero voluti 3 giorni, sarebbero bastate due ore. E Vito Crimi  (M5S) aggiunge: “Il Tar ha confermato che di fronte all’arroganza del governo non ci sono strumenti con cui reagire. Aspettiamo le motivazioni e con gli avvocati valuteremo gli ulteriori passaggi. Il problema rimane, mai nessun governo è stato talmente truffaldino nei confronti degli elettori”.

Per Renato Brunetta (Forza Italia) “Il Tar ha respinto il ricorso ma non ha dato alcun giudizio sul quesito, non ha assolutamente detto che il quesito è “neutrale”. Nel merito il ricorso non è stato bocciato e sono certo che gli amici del fronte del “No” andranno avanti con questa battaglia di verità in merito ad un quesito truffa che rischia di influenzare e disorientare l’elettorato”.

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