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Frisàri ci racconta la sua personalissima siccità milanese: un disco sul consenso, insegnare musica e il mercato musicale!

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É uscito venerdì 17 maggio 2024 su tutte le piattaforme digitali per Futura Dischi (e in distribuzione The Orchard), "Non è la siccità" il nuovo EP di Frisàri.

Un nuovo capitolo, già anticipato dal singolo "Giurami" - metà di questo doppio singolo - che nasce dall'idea di una sessione in presa diretta: un risultato vibrante e del tutto connesso alla dimensione live, una parte fondamentale del progetto Frisàri. Il tutto è stato realizzato con lo sfondo e la complicità del Blap Studio di Milano. Questo disco è composto quindi da due soli brani: “Giurami” e “Se non ti bagni con me”. l’EP è frutto di due anni di lavoro e decine di brani lasciati per strada, il suo titolo é una provocazione al mercato discografico che tende ad incentivare quantità e produttività come unità di misura del valore di un percorso artistico.

Se non ti bagni con me” era nata come un lento chitarra e voce che si é trasformato concerto dopo concerto in un inno post-punk liberatorio. La canzone apparentemente spensierata cela la rabbia del racconto di uno stup*o. Più che il gesto in sé il brano analizza il tema del consenso, della deresponsabilizzazione che caratterizza la violenza nei rapporti e nelle relazioni “se non ti bagni con me bevi un bicchier d’acqua” e il vincolo esistenziale tra chi commette violenza e chi la subisce “le nostre foglie cadono ugualmente, da sole quindi anche io le vedo”. Il muro di suono che caratterizza l’arrangiamento rappresenta il muro che ci impedisce di scorgere la violenza  nella nostra società ed é proprio questa la forza del brano che riesce a sfuggire a valutazioni morali di sorta travolgendo l’ascoltatore che si ritrova a pogare sulle ceneri della dittatura del patriarcato.

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Noi lo abbiamo intervistato a riguardo, felici di saperne di più di questo piccolo disco, contro ogni dinamica del mercato musicale. Ecco cosa ci ha raccontato a riguardo!



 
1. Questo tuo nuovo disco è in qualche modo il riassunto di due anni di lavoro, e di altrettanti brani lasciati per strada. Come ci racconteresti questi tuoi due anni, com’è cambiato in questo periodo il tuo progetto musicale?
Negli ultimi due anni ho capito quanto fosse importante per il mio percorso la dimensione live e questo ha influito sicuramente sulla scrittura, sulle sonorità che sono andato a cercare e sui brani che sentivo più vicini in quel momento. Credo che il cambiamento del mio progetto musicale sia lo specchio di una crescita personale e di un maggiore affiatamento con la band.

2. Il tema della stupro (del consenso, e la violenza che a volte caratterizza rapporti e relazioni) sembra esserti molto caro. Come hai iniziato a svilupparlo?
Penso sia un tema che dovrebbe essere caro a tutti. Nel mio caso é un processo iniziato anni fa che in qualche modo é arrivato in una canzone.

3. Quali situazioni live ospiterebbero il live perfetto di Frisàri. Finora senti di aver mai realizzato il live perfetto, e se sì, in quali contesti? 
Il live perfetto e quindi il contesto perfetto non esistono ma sicuramente ci sono dei momenti speciali che possono emergere durante un concerto e sono forse il motivo per cui suonare dal vivo resta un’esperienza magica e potenzialmente sorprendente per chi suona e chi ascolta. 
Detto ciò mi piacerebbe suonare su un palco galleggiante o fare un concerto sott’acqua, sulla fattibilità c’é da lavorare però.

4. Hai sviluppato sin da subito l’aspirazione a fare musica tua, quando ti sei avvicinato alla musica? Quando è successo?
Il mio approccio da piccolo alla musica é stato accademico e disastroso, ho mollato quasi subito e preferivo giocare a basket.
Ho ripreso una chitarra in mano nel periodo dell’università e scrivere canzoni mi ha aiutato molto da subito ma non avevo alcuna “aspirazione” a pubblicarle. Quando faccio pulizia tra computer e chiavette ritrovare quelle vecchie bozze mi fa sorridere sempre.

5. Sappiamo anche che insegni musica. Ti capita mai di imparare qualcosa di nuovo o di notare qualche dettaglio che non avevi mai considerato, insegnando musica? Ti piace insegnare? 
Ho insegnato in una scuola elementare per un paio d’anni varie materie e anche musica. Oggi faccio altro ma ricordo bene le sensazioni di quel periodo. Dei miei bimbi mi stupiva la curiosità e le esperienze di ascolto che facevamo insieme, venivano a chiedermi che strumenti venissero suonati nelle loro canzoni preferite e ascoltandole insieme mi sorprendeva quanto quei dettagli nell’arrangiamento io in primis non li avessi mai notati. Diciamo che la capacità di ascolto dei suoni é una cosa innata e non elitaria o accademica e questa sensazione me la sono sempre tenuta stretta.

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