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Caro Mogol, credo che tu abbia più ragioni ora per amare il nome di Lucio Battisti

Dura lettera aperta della vedova Battisti al "ragionier Giulio Rapetti, imprenditore, in arte Mogol, paroliere"

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Sono passati venticinque anni dalla scomparsa di uno dei poeti più amati e conosciuti della musica italiana: Lucio Battisti. Era il 9 settembre quando arrivò la notizia della morte del cantautore che stava lottando da tempo contro una grave malattia. 

L’anniversario è occasione di ricordare Battisti, le sue canzoni, la sua musica, decenni di emozioni che scaldano ancora oggi i cuori. La Rai ha dedicato una prima serata a Lucio Battisti, ripercorrendo la sua carriera e i suoi successi. Grande protagonista nel documentario Mogol, per decenni professionalmente legato a Battisti. Ma la loro collaborazione si è interrotta nel 1980 e Battisti ha continuato a regalarci canzoni indimenticabili. Sui social si trovano recensioni e critiche della serata Rai in cui si afferma che al periodo post Mogol non è stato dato spazio e che pare aver avuto più centralità il paroliere che l’artista. 

Una dura critica a Mogol è giunta da Grazia Letizia Veronese, vedova di Lucio Battisti. In una lettera aperta vengono contestate diverse affermazioni del paroliere rivolte a Battisti e ai ricordi del loro rapporto. 

Questo il testo integrale della lettera aperta così come pubblicata dall’Ansa.

«Eccomi qui.

Sono passati 25 anni da quando Lucio Battisti non è più fra noi.

Noto, caro Giulio, che non perdi occasione pubblica per spargere il tuo miele su Lucio, dichiarando di averlo amato tanto: io credo che tu abbia ragioni per amarlo molto di più adesso, visto che ancora oggi, dopo un quarto di secolo dalla sua morte, non ti riesce di separare il suo nome dal tuo''. Lo scrive Grazia Letizia Veronese vedova di Lucio Battisti in una lettera aperta a Mogol ''ragionier Giulio Rapetti, imprenditore, in arte Mogol, paroliere''. 
    ''Noto anche che - aggiunge - , in queste occasioni non fai mai alcun cenno alle innumerevoli cause che hai intentato dopo la morte di Lucio: tre gradi di giudizio per una questione di confini, due gradi di giudizio per un risarcimento danni, per "perdita di chance": una causa che, visto l'esito, ha costretto in liquidazione le Edizioni Acqua Azzurra. 
    Ed ecco ora, dopo sette anni dalla sentenza del 2016, una nuova identica causa, questa appena nata, ma ancora per "perdita di chance". 
    Ti ricordo (fra parentesi) che sono ancora in attesa di una risposta alla lettera che ti ho scritto il 10 giugno del 2020, quando eri Presidente effettivo della Siae. Sono passati tre anni e hai ritenuto di ignorare quella lettera ma, nel frattempo, hai continuato a produrre programmi che hanno al centro Lucio Battisti (che, consentimi il termine, è diventato il tuo passepartout). 
    Infine, per quanto riguarda la salute di Lucio e le cause della sua morte, ti chiedo gentilmente di lasciar perdere le tue infondate supposizioni e ogni altra illazione. Ti chiedo soltanto di rispettare la sua dignità di uomo, dopo avere tanto lusingato la sua figura di artista. 
    A tal proposito, ti invito a non raccontare più la commovente storia della "lettera consegnata di nascosto a Lucio", ora da un'infermiera, ora da un medico, ora da un non meglio identificato "professore"… Voglio precisare, una volta per tutte, che mio marito in quei giorni lottava per la sua vita, che nessuno ha mai ricevuto una tua lettera, che Lucio in quegli stessi giorni non è stato mai lasciato solo e che non ha mai pianto, tantomeno ricordando la vostra "amicizia". Ti rammento che il vostro "sodalizio artistico" si era interrotto nel lontano 1980. Sono passati ormai 43 anni, Giulio! Senza rancore. Grazia Letizia Veronese Battisti». 

 

 

 

 

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