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VALERIO VECCHI: UN AUTENTICO ESEMPIO DI RESILIENZA E DETERMINAZIONE, CON IL SOGNO DI LAVORARE NEL MONDO DELLO SPETTACOLO

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Valerio nasce a Mede, in provincia di Pavia, nel 1994 e risiede a Scaldasole con la sua famiglia. Frequenta le scuole elementari e medie a Sannazzaro per poi continuare gli studi di ragioneria a Voghera. Si iscrive all’Università di Pavia dove si dedica agli studi della giurisprudenza.

Non farà mai il ragioniere, perché è proiettato verso una destinazione di vita fatta di studi e di propensione per il mondo dello spettacolo.

A soli ventuno anni, diventa presidente della biblioteca di Scaldasole. Curatore di numerosi testi in vernacolo che porta direttamente in scena nel ruolo di regista e attore, partecipa a iniziative promosse dalle associazioni locali. Recentemente si è avvicinato al mondo della televisione, dove eccelle nella conduzione e redazione di programmi di spettacolo. Ha collaborato la scorsa stagione con l’emittente TelePavia, raccogliendo ampi consensi dal pubblico. Nell’ottobre 2018, è uscito il suo primo libro autobiografico “La Spettacolare storia di Ebenizer”. Un’opera data alle stampe che riesce a mettere in evidenza tutto ciò che il suo animo ha inteso, dar vita ed elaborare una storia di fantasia che tuttavia è molto ben articolata e oltremodo realistica tanto da riuscire ad essere dapprima compresa e quindi fatta propria dal lettore.

Una descrizione che fa della solitudine del noto attore “Ebenizer” un qualcosa di provato e sofferto da Valerio stesso e che accompagna la sua crescita e che sapientemente è riuscito a descrivere.

 

Come nasce la passione per il mondo dello spettacolo?

Non credo che una passione “nasca”. Io credo sia più una vocazione, qualcosa che una persona ha dentro, che va crescendo man mano. Fin da ragazzo, nell’età dell’adolescenza, ho combattuto le piccole realtà. C’era da realizzare uno spettacolo e non avevamo le risorse, insieme ad altri ragazzi ci siamo rimboccati le maniche e ci siamo messi a vendere biscotti in piazza. La determinazione nel raggiungere un obiettivo non mi ha mai fermato, ed oggi eccomi qui in questo percorso di crescita che voglio vivere gradualmente per assaporarmi tutto quello che questo meraviglioso mondo possa offrirmi.

 

I passi sono stati graduali, dal vernacolo nel teatro parrocchiale, alle prime uscite in altri teatri della provincia di Pavia passando per la pubblicazione di un libro fino a raggiungere l’apice, la televisione. Come è stato questo tuo percorso?

Ho colto tutto. Da quando ho iniziato. Non è stato nulla facile, il piacere di realizzare qualcosa, senza avere aiuti è ancora più appagante. Sono maniacale! Devo curare tutto! Le luci, scenografie, testi, abiti, lo spettacolo che portavo in scena dovevo viverlo io per poi poterlo farlo impersonare agli altri e farlo arrivare al pubblico. Il libro è nato da una sfida, da uno sgambetto che la vita ha deciso di farmi che mi ha portato per diverso tempo a pensare se fosse giusta o sbagliata questa strada. Mi sono rialzato vacillando, ed ora eccomi qua. L’arrivo in una tv è stato veramente una sorpresa, per lo più la conduzione di un programma giornaliero in diretta con le linee telefoniche aperte, avevo paura di essere preso a parole ogni giorno, invece da quel programma ho ricevuto tanto affetto, una vera e propria boccata di ossigeno, quella “spinta invisibile” che mi ha portato a dire: è la strada giusta, continua!

 

Come intendi continuare?

Mi piacerebbe vivere ancora le realtà locali, come si dice per “farmi le ossa”. Anche se ovviamente, come tutti, c’è il cosiddetto “sogno nel cassetto”.

 

Sarebbe?

Umanamente come persona, se dovessi essere sincero, mi piacerebbe collaborare nella redazione di Maria De Filippi. Non perché sia una strada sicura, facile ma perché ho fame di televisione, semplicemente mi rivedo nelle loro idee, più volte penso: “l’avrei fatto anche io”.

Credo che possa essere uno specchio dove riflettere i miei progetti e idee. Un porto sicuro.

 

Come mai una meta così ambiziosa?

Trovo Maria una donna determinata. Amo la determinazione e amo le cose semplici, la spontaneità e la sincerità soprattutto. Io arrivo “dall’ombra del campanile”, il volontariato in parrocchia mi ha aiutato a far maturare questi valori, in particolar modo quello dell’ascolto della condivisione. Ora voglio mettermi in gioco, puntando al meglio. Non vorrei risultare scontato, il meglio per me è lei.

 

La tua prima pubblicazione ha avuto un buon risultato: come mai, così giovane, hai sentito il bisogno di raccontare qualcosa di autobiografico?

Amo la verità. Non uso doppi fini per raggiungere i miei scopi, sentivo che dovevo urlare qualcosa che avevo dentro, perché i giovani troppo spesso sono inascoltati, messi all’angolo. Con il tempo si cresce e questi anni meravigliosi non tornano più però, poi è troppo tardi per riviverli per via dell’età. Siamo in un’epoca dove si vive di omertà, dove i valori sono assopiti e lasciano poco spazio alla sincerità. Se penso una cosa, la dico. Se mi si tappa la bocca, trovo il modo di urlarla più forte, così è nato il mio libro.

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