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Andiamo a conoscere i Red Light Skyscraper

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.D. In poche righe, vi presentate ai nostri lettori?
R. Siamo i Red Light Skyscraper da Siena e suoniamo quel tipo di musica in cui ti chiedi costantemente cosa diavolo sia successo al cantante.


D. Come vi siete conosciuti?
R. Tramite internet: in quel periodo eravamo molto "in fissa" con il post-rock e da lì abbiamo deciso di formare il gruppo.


D. Essere emergenti ora. Essere una band ora. Che Italia discografica vi trovate davanti?
R. E' un momento storico in cui in giro c'è davvero di tutto, nel bene e nel male. Il fatto che tutti possano far musica ha inciso sulla qualità delle proposte artistiche: molto spesso abbiamo ascoltato band guidate soltanto dal desiderio di apparire, con poca sostanza ma contraddistinte da un certo seguito. Altre volte invece, ci siamo ritrovati di fronte a progetti incredibilmente creativi con un sound mai sentito prima. Alla fine siamo speranzosi, crediamo sia fondamentale il supporto reciproco tra band in una realtà in cui una proposta "alternativa" fatica molto ad emergere e ad essere riconosciuta.


D. Still the Echo è il vostro nuovo album. Ce ne parlate?
R. Still the Echo è il nostro esordio in Long Playing, sono sette brani perlopiù strumentali che parlano di noi e di come intendiamo la musica. Lo abbiamo inciso al Virus Studio di Siena con Jacopo Pettini e Alessandro Guasconi: registrare le tracce in presa diretta è stata una esperienza incredibilmente bella e motivante perché ci siamo sentiti davvero un tutt'uno con il flusso dei nostri suoni. Siamo molto contenti del risultato e lo riteniamo perfettamente rappresentativo della nostra idea di musica: non abbiamo lasciato nulla al caso, ogni sfumatura del nostro sound è presente, dalle atmosfere più dolci e calme, sino ai movimenti più distorti e violenti.
Inoltre siamo molto felici di aver collaborato con Frank Arkwright (Joy Division, Mogwai, Arcade Fire, The Smiths) che ha realizzato il mastering di Still the Echo.


D. Ora che Still the Echo è finito avete qualche rimpianto? Qualcosa che potevate fare e non è stato fatto?
R. Sinceramente? Nessun rimpianto: siamo davvero molto soddisfatti.


D. Parlateci delle sonorità musicali di Still the Echo. Che strumentazione utilizzate? C’è un suono particolare che ricercate e che volete trasmettere?
R. Le nostre sonorità sono in parte riconducibili a gruppi come i Mogwai, Caspian e Slint, ma vi è sempre un elemento personale nella ricerca del suono. Infatti, la particolarità di questo album consiste nella registrazione, che è stata realizzata quasi totalmente con la nostra strumentazione, in modo da riportare in studio lo stesso amalgama di suoni presente in sala prove. Di base gli strumenti utilizzati sono stati: Fender Telecaster con un ampli FBT, Gibson Les Paul con un Orange e Fender Jazz con un Ampeg SVT, mentre per la batteria piatti Zildjian e rullante Tama. Ci siamo concentrati nel ricreare atmosfere eteree ricercando il riverbero giusto in ogni momento, utilizzando spesso anche delay, armonizzatori e filtri. Il basso in alcuni brani svolge un ruolo non tradizionale, quasi come fosse una terza chitarra, mentre la batteria giostra i climax delle composizioni, in alcuni casi entrando e uscendo a sprazzi. In sostanza abbiamo voluto trasmettere un'insieme di emozioni riconducibile ad un viaggio interiore che comprendesse la quiete, la nostalgia e l'aggressività.


D. I prossimi impegni dei Red Light Skyscraper?
R. Siamo impegnati nel diffondere il più possibile il nostro ultimo lavoro, sia sul web che dal vivo!

 

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