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Conflitto interessi agenti Tv, Anzaldi: "Delirio di onnipotenza dei vertici Rai per mantenimento privilegi a spese degli italiani"

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In Rai infuria la questione del conflitto d'interesse di conduttori e agenti televisivi (in primis Lucio PrestaBeppe Caschetto), questione che l'Ad Fabrizio Salini si era impegnato a regolamentare con una risoluzione che sarebbe dovuta entrare in vigore il 1 gennaio 2020 e che invece a tutt'oggi non è pervenuta. In attesa della convocazione dell'Amministratore Delegato Rai l'8 luglio prossimo per essere sentito dalla Commissione di Vigilanza in merito alla questione, Veronica Marino dell'Adnkronos rivela in anteprima l'esistenza di una deroga relativa alla policy pensata al riguardo e che ha già creato polemiche per la sua, permetteteci il termine, risibilità.

Leggiamo testualmente lo scoop della giornalista Marino: la Rai si impegna ad evitare che "ruoli primari di una stessa opera televisiva e multimediale del genere intrattenimento, prodotta direttamente da Rai o da un Produttore in regime di  coproduzione o appalto, siano affidati in quota prevalente ad Artisti rappresentati dallo stesso Agente: gli Agenti non possono  rappresentare più del 30% degli Artisti ricompresi un una produzione  televisiva". Ma fatta la legge, trovato l'inganno come si suol dire: l'Ad Salini potrà infatti derogare alla linea di condotta di cui sopra con cinque consiglieri su sette.

Una notizia che, se confermata, sarebbe davvero un esilarante aggiramento della questione. L'indiscrezione ha ovviamente suscitato l'ira del Segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi, in prima linea contro lo strapotere di agenti, conduttori e autori televisivi nonché delle produzioni esterne con dispendio dei soldi dei contribuenti. "Se il testo anticipato ai media delle policy sui conflitti di interessi di conduttori e agenti in Rai rispondesse al vero" dichiara l'On. Anzaldi, "saremmo di fronte ad un gravissimo schiaffo al Parlamento, all’arroganza senza fine di questi vertici Rai che pensano addirittura di poter derogare ad un preciso atto parlamentare, votato all’unanimità da ben due legislature e la cui applicazione è stata sollecitata persino dall’Agcom. Quindi se c’è una maggioranza dei 2/3 la Rai può decidere di violare la legge? I presidenti Fico e Casellati valutino come intervenire per tutelare le Camere e l’Agcom richiami il servizio pubblico ai suoi doveri".

Ma c'è di più. "Peraltro", soggiunge il Segretario della Vigilanza," la tempistica decisa, con l’entrata in vigore tra tre mesi, a palinsesti ampiamente approvati, eviterà a questo amministratore delegato di applicare gli indirizzi da lui firmati e se ne riparlerebbe tra un altro anno, col nuovo Ad, ben 4 anni dopo l’approvazione del Parlamento. Una sonora presa in giro".

E le prese in giro, formula che avevamo adottato anche noi in un articolo precedente, si sprecano. Prosegue l'On. Anzaldi: "Come è una presa in giro leggere che “la Rai si impegna ad evitare…”: ma che vuol dire “impegnarsi ad evitare”? O si adempie, o non si adempie ad una direttiva. E’ evidente che la situazione in Rai è fuori totalmente controllo, a Viale Mazzini si assiste ad un delirio di onnipotenza con i soldi degli italiani, usati per garantirsi privilegi e rendite di posizione. Quando abbiamo iniziato a lavorare a questa risoluzione nella passata legislatura, insieme ai colleghi Fico, Peluffo, Nesci, Liuzzi, sapevamo che stavamo toccando l’ingiusto eldorado di pochi privilegiati, proprio per questo siamo riusciti ad approvare l’atto di indirizzo all’unanimità, caso senza precedenti, unanimità ribadita anche in questa legislatura".

Riassumendo la situazione, dunque: "Ora l’amministratore delegato Salini e il Cda si permettono addirittura di decidere loro se e quando applicare un preciso ordine parlamentare, dopo che per 3 anni la Rai ha fatto ostruzionismo in ogni modo. I presidenti delle Camere e le autorità di garanzia devono farsi sentire".

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