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Tra Wenders e Pasolini, Che Ci Faccio Qui è fiore all'occhiello del Servizio Pubblico. E gli ascolti volano

Continua su Rai3 il successo di pubblico e di critica del programma di Domenico Iannacone

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Gli Ascolti Tv e i dati Auditel di domenica 31 maggio 2020 vedono ancora una volta su Rai3 il programma Che Ci Faccio Qui, scritto, diretto e condotto da Domenico Iannacone superare il milione di spettatori con il 4.6% di share in una fascia oraria delicatissima, quella dell'access prime time, con la concorrenza de I Soliti Ignoti (il più visto della giornata) su Rai1, di Paperissima Sprint su Canale 5, di Stasera Italia su Rete4 e di Non è L'Arena su La7. 

La puntata di Che Ci Faccio Qui andata in onda ieri sera, intitolata Il Campo dei Miracoli e ambientata a Corviale, è la cifra del celebrato approccio di Iannacone alla narrazione delle realtà più disagiate e delle storie degli ultimi e dei dimenticati dalla società. Il racconto degli abitanti del palazzone lungo un chilometro dell'estrema periferia romana, un mostro architettonico che fa quartiere a sé, i loro sogni, le loro speranze, il riscatto sociale con la costruzione di un campo da calcio del tutto biocompatibile (il campo dei miracoli, per l'appunto) nel quale possono giocare tutti, senza limiti di età, e dove vince non chi segna più gol ma chi si distingue di più nell'occuparsi del prossimo, ha rappresentato una volta di più l'apoteosi del Servizio Pubblico Televisivo. Con Domenico Iannacone a un tempo angelo di Wim Wenders ed erede di Pier Paolo Pasolini, con il quale condivide la disincantata e amorosa attenzione alla vita nelle periferie, come evidenziato in film quali Accattone, Mamma Roma, La Ricotta. Che, nel grigio coacervo di travi di cemento e desolanti e desolati obbrobri edilizi, egli ascolti il ragazzo che "ha fatto danni" rubando motorini o la bambina calciatrice che da grande vuole fare la veterinaria, Iannacone non è mai condiscendente, né paternalistico, né indulge nel facile, stucchevole (e ruffiano) pauperismo, bensì s'impegna sinceramente a dar voce a coloro che, in Tv, nessuno vuole mai ascoltare se non per scopi di propaganda politica o di sciacallaggio per animare dibattiti tra (ricchi) professionisti della rissa nei talk show.

Come il Tribunale della Storia di Benedetto Croce, Domenico Iannacone non assolve né condanna le persone da lui intervistate, bensì ne registra e documenta le istanze, le problematiche, le luci e le ombre, e - sempre a metà tra Wenders e Pasolini - ci fa immedesimare nelle loro vite e, per dirla con Flaubert, pare che il nostro cuore batta sotto le loro vesti. 

Coniugando ottimi ascolti e lusinghiere critiche, Che Ci Faccio Qui, che vede la collaborazione di Luca Cambi ai testi, con la produzione della Hangar di Gregorio Paolini, costituisce dunque il fiore all'occhiello del Servizio Pubblico, nonché la sua più mirabile ed esemplare espressione.

 

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