Fabrizio Salini da Amministratore Delegato Rai a "postino". E per sua stessa ammissione, per giunta. Boutade a parte, si è finalmente risolto il giallo della lettera del Presidente della Vigilanza Rai Alberto Barachini che chiedeva un riequilibrio nelle testate informative del Servizio Pubblico a favore dell'Opposizione, dopo il caso della conferenza stampa di Giuseppe Conte, nella quale il premier attaccava apertamente Giorgia Meloni e Matteo Salvini.
Conseguentemente alla lettera succitata, e ai dodici minuti "riparatori" concessi dal Tg1 e da RaiNews ai leader di Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia, si era parlato di possibile ingerenza da parte di Matteo Salvini con il Presidente Rai Marcello Foa, principale accusato nel mistery degno di un romanzo di Agatha Christie. Nella riunione della Commissione di Vigilanza Rai di ieri, tuttavia, non v'è stato bisogno di Hercule Poirot né di Miss Marple, ma il giallo si è risolto con la spontanea "confessione" dello stesso Salini che ha candidamente annunciato di essere stato lui a inoltrare la lettera incriminata ai direttori Antonio di Bella (RaiNews) e Giuseppe Carboni (Tg1) affinchè agissero in totale autonomia. "Salvando" così dalle ambasce Foa e "scagionando" Salvini di interventi occulti.
Quale epilogo migliore per un giallo se non un lieto fine? Foa ha infatti restituito la carineria a Salini, difendendolo dagli attacchi di Lega, FdI e Centrodestra relativamente allo "smodato" spazio assegnato non soltanto al Presidente del Consiglio ma anche a Luigi Di Maio, di cui il Tg1 è accusato di essere diventato la brochure ufficiale. La riunione della Commissione di Vigilanza iniziata sulla scia di "Invito a cena con delitto" è finita insomma fra le zuccherose atmosfere di "Tè e simpatia".