In quest’afosa estate scorrono i giorni sul calendario proponendoci continuamente anniversari e giorni legati ad importanti avvenimenti storici. Oggi tra questi c’è anche la nascita di Giuseppe Di Vittorio, figlio di operai pugliesi e storico sindacalista, nato a Cerignola l’11 agosto 1892.
Di Vittorio ha segnato epoche importanti del sindacalismo, della politica e prima ancora della guerra di liberazione dal nazifascismo. L’attività sindacale iniziò nel 1911, l’anno dopo fu eletto nel comitato centrale dell’Unione Sindacale Italiana. Nel 1921 fu eletto deputato nelle fila del Partito Socialista Italiano, tre anni dopo aderì al Partito Comunista d’Italia. Condannato dal regime fascista a 12 anni di carcere nel 1925 riuscì a fuggire in Francia. In questi anni nacquero le prime divergenze con Togliatti e il gruppo dirigente del PCI su Stalin. Una divergenza che rimarrà anche dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel 1956 si schierò contro la repressione sovietica della rivolta ungherese.
Di Vittorio partecipò alla guerra in Spagna contro il nascente regime di Francisco Franco e, dopo, alla Resistenza italiana. Fu partigiano con la Brigata Garibaldi. Già in quegli anni di clandestinità e lotta contro il regime si impegnò per la ricostruzione di un sindacato libero e nel 1945 fu eletto segretario della CGIL. L’anno dopo con il PCI fu eletto all’Assemblea Costituente.
Ricostruire tutta l’attività sindacale e politica di Giuseppe Di Vittorio è impresa ardua, a lui dobbiamo tra le tantissime battaglie portate avanti un contributo fondamentale allo Statuto dei Lavoratori (che fu votato in una versione diversa dalla prima proposta portata avanti da lui e da tutto il PCI) e la prima proposta in Italia di un salario minimo. Nel 1954, tre anni prima della morte, Di Vittorio e Teresa Noce furono i primi firmatari di una proposta di legge che avrebbe fissato un minimo garantito di retribuzione per tutti i lavoratori.
«La proposta di legge che sottoponiamo alla vostra attenzione trova essenzialmente il suo fondamento nelle gravissime condizioni in cui versano centinaia di migliaia di lavoratori che pur sono regolarmente occupati. (…) La fissazione di un minimo salariale, non rappresenta, (…) esclusivamente un atto di riparazione sociale e giustizia, essa costituisce anche il primo passo per la concreta attuazione dell’art. 36 della Carta costituzionale che testualmente stabilisce: Il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. È ben noto che la situazione salariale del nostro Paese sia particolarmente precaria (…) Fra questi salari bassissimi e comunque insufficienti ve ne sono taluni corrisposti per certe categorie o in determinate zone, che per la loro avvilente irrisorietà , acquistano le caratteristiche di veri e propri salari schiavisti».
(presentazione della proposta di legge riportata su Collettiva.it)
Nel suo ultimo discorso prima della morte Di Vittorio tornò su quella proposta di legge: «È giusto che in Italia, mentre i grandi monopoli continuano a moltiplicare i loro profitti e le loro ricchezze, ai lavoratori non rimangano che le briciole? È giusto che il salario dei lavoratori sia al di sotto dei bisogni vitali dei lavoratori stessi e delle loro famiglie, delle loro creature? È giusto questo? Di questo dobbiamo parlare, perché questo è il compito del sindacato» le sue parole.
La proposta di legge sul salario minimo è stata ricordata oggi dal segretario nazionale di Rifondazione Comunista e membro del coordinamento di Unione Popolare Maurizio Acerbo. «La sua proposta era molto simile alla legge di iniziativa popolare su cui noi di Unione Popolare stiamo raccogliendo le firme – ha sottolineato Acerbo - infatti Di Vittorio proponeva - come facciamo noi - che il salario minimo fosse agganciato all'inflazione e quindi con un meccanismo di recupero automatico del potere d'acquisto». «In questa giornata ricordiamo Giuseppe Di Vittorio come comunista democratico che condannò l'invasione dell'Ungheria, combattente antifascista in Spagna e nella Resistenza, padre della Costituzione, eroe della classe lavoratrice alla cui emancipazione dedicò tutta la sua esistenza – prosegue il segretario nazionale di Rifondazione - Per ricostruire la sinistra in Italia bisogna riprendere la strada tracciata da Giuseppe DI Vittorio, quella che il centrosinistra ha smarrito dagli anni '90» e «invitiamo cittadine e cittadini a firmare la nostra legge di iniziativa popolare #10èilminimo presso il proprio comune o ai banchetti che stiamo organizzando in tutta Italia».