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Antonello Avallone: Io, Ettore Petrolini Teatro dell'Angelo

Intervista al regista Francesco Branchetti

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Lo spettacolo, di Giovanni Antonucci, si propone di tracciare un ritratto non solo teatrale, ma anche umano e di costume del grande autore-attore, troppe volte rappresentato in un facile e fuorviante cliché di comico romanesco. Non fu certo un caso che Petrolini mettesse in scena le sintesi futuriste e che Marinetti lo proclamasse “grande attore futurista”. “Io, Ettore Petrolini” rappresenta anche l’uomo con il suo rapporto profondo con Roma, dov’era nato in un vicolo vicino a Via Giulia, il suo orgoglio ma anche la sua malinconia, il suo sguardo lucido sulle debolezze umane, ma anche la sua fiducia nella dignità degli uomini. La commedia, opera di un autore che è anche uno studioso di Petrolini, avendo curato l’edizione più completa e più fortunata delle sue opere, coniuga il ritratto artistico e umano dell’attore-autore con quello dell’irresistibile narratore di facezie, barzellette, “colmi”, come egli li chiamava. Riso e malinconia, realtà e memoria, verità e finzione, si alternano nella pièce con l’obiettivo di far rivivere sulla scena, a settant’anni e più dalla sua morte, una figura inimitabile, anche se oggi imitata, spesso in maniera superficiale e maldestra, nell’originalissima interpretazione che ne da Antonello Avallone.

Dal 18 al 29 marzo 2015  dal giovedì al sabato ore 21.00 – domenica ore 17.30

Musiche  di Pino Cangialosi  Scene e costumi di Red Bodò

L'Intervista a Francesco Branchetti

Quale obiettivo ti sei prefisso per questo spettacolo?

Lo spettacolo si propone di tracciare un ritratto non solo teatrale, ma anche umano e di costume del grande autore-attore, troppe volte rappresentato in un facile e fuorviante cliché di comico romanesco. Non fu certo un caso che Petrolini mettesse in scena le sintesi futuriste e che Marinetti lo proclamasse “grande attore futurista”. “Io, Ettore Petrolini” rappresenta anche l’uomo con il suo rapporto profondo con Roma, dov’era nato in un vicolo vicino a Via Giulia, il suo orgoglio ma anche la sua malinconia, il suo sguardo lucido sulle debolezze umane, ma anche la sua fiducia nella dignità degli uomini.La commedia, opera di un autore che è anche uno studioso di Petrolini, avendo curato l’edizione più completa e più fortunata delle sue opere, coniuga il ritratto artistico e umano dell’attore-autore con quello dell’irresistibile narratore di facezie, barzellette, “colmi”, come egli li chiamava. Riso e malinconia, realtà e memoria, verità e finzione, si alternano nella pièce con l’obiettivo di far rivivere sulla scena, a settant’anni e più dalla sua morte, una figura inimitabile, anche se oggi imitata, spesso in maniera superficiale e maldestra, nell’originalissima interpretazione che ne da Antonello Avallone.

 Il teatro ha un futuro o sarà frutto di sacrifici senza trovare riscontro?

Il momento storico che stiamo vivendo è sicuramente molto difficile per il teatro e per la cultura in genere tuttavia il teatro secondo me oggi è ancora più importante di sempre, perché ha una libertà maggiore rispetto alla televisione di poter affrontare in maniera critica e approfondita temi importanti e di grande attualità e ha la possibilità di farlo confrontandosi ogni sera con il pubblico e questo confronto secondo me è vivo e vero come altrove è difficile immaginare. Il mio teatro risponde all’esigenza di parlare di ciò che mi circonda sia se porto in scena un testo moderno sia nel caso che si tratti di un classico di cui cerco sempre di mettere in evidenza la modernità e spesso la sconcertante attualità.

Quale messaggio darai attraverso quest'opera?

In realtà il mio intento in questo spettacolo è quello di riscoprire e far conoscere al pubblico soprattutto ai più giovani la straordinaria modernità di un artista come Petrolini.

Prossimo progetto?

Sto lavorando a un paio di progetti nuovi ancora in fase di costruzione, per la stagione teatrale estiva e poi invernale e infine ho scritto una sceneggiatura e vorrei fare, dopo tanto teatro, la mia prima regia cinematografica.

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