L’inaugurazione della nuova sede di Bologna della Philip Morris ha visto come suo testimonial il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. La vicenda ha creato non poche polemiche, considerando che si tratta di una tra le più contestate multinazionali del tabacco. A parlarne il Prof. Giacomo Mangiaracina, Presidente dell’Agenzia Nazionale per la Prevenzione.
Prof. Mangiaracina, a lei si attribuiscono doti pionieristiche e una gran mole di lavori, ha sviluppato metodologie terapeutiche del tabagismo, ha fondato una società scientifica, ha collaborato con la LILT per dieci anni, è professore alla facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza. Di cosa si occupa attualmente?
Sono tornato alla mia competenza originaria, quella di specialista in Medicina Preventiva e Sanità Pubblica. Faccio il preventivologo per vocazione e per competenza, dalla ricerca alle progettualità. Presiedo l’Agenzia Nazionale per la Prevenzione (www.prevenzione.info), dirigo la rivista scientifica “Tabaccologia” (www.tabaccologia.it), continuo ad insegnare alla Sapienza e quest’anno ho lanciato la campagna POLMONE ROSA (www.polmonerosa.it) sulle malattie respiratorie croniche e il tumore polmonare nella donna, in forte crescita.
Cosa ne pensa della mossa del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, di recarsi a Bologna all’inaugurazione della nuova sede di una delle più contestate multinazionali del tabacco, la Philip Morris?
Come ho scritto sui social Media, Renzi avrebbe potuto delegare qualcun altro ma ha preferito esserci di persona. Il fatto che abbia reso onore alla mega industria emiliana della PM dimostra a che punto arriva la sottomissione dello Stato al Capitale. Si conferma la vecchia politica dell'incasso, che celebra le 600 assunzioni della PM ma non spende una parola per proteggere i giovani dalla morsa terribile del tabagismo.
L’Ansa riporta le parole dette da Renzi “Io ho molto apprezzato l’idea che una grande azienda mondiale investa sull’innovazione e non si limiti a mantenere la sua grande nicchia ma innovando. E’ un messaggio bello”. Non crede che definire questo messaggio bello sia raccapricciante, considerando i danni provocati dalla sigaretta?
L’innovazione è bella e produttiva, ma qui parliamo di aziende che foraggiano 11 milioni di tabagisti italiani uccidendone 80mila ogni anno con 10-12 anni di anticipo. Il fatto che stiano investendo nella riduzione del danno può essere visto come l’elemento innovativo, ma continuano ad usare tabacco, la cui coltivazione ha causato tanti danni nel mondo tra deforestazioni e impiego di pesticidi.
Il messaggio che giunge è che non importa ciò che si produce l’importante e che si investa, non le sembra che il Premier facendo da testimonial alla Philip Morris stia buttando in fumo ciò per cui lei combatte?
Tutti i governi in Italia non hanno mai dimostrato di schierarsi dalla parte del cittadino e rifiutano di accogliere le proposte degli esperti in materia di prevenzione della dipendenza da tabacco, alcol e gioco.
Secondo la sua opinione le malattie correlate al fumo della sigaretta sono un trend in aumento?
In campo scientifico contano i dati, non le opinioni, e questi ci dicono che le malattie respiratorie croniche dei bronchi e dei polmoni (BPCO) sono in forte aumento, specie nelle donne. Nella classifica mondiale sono passate nell’ultimo decennio dal 7° al 3° posto per mortalità.
In Italia dobbiamo aspettarci che diminuiscano le campagne anti fumo, considerando che, a più prevenzione corrisponderebbero meno incassi di denaro provenienti dal mercato del tabacco?
In Italia non vi sono campagne dal 2004, da quando la organizzò il Prof. Sirchia a sostegno della legge antifumo. Le campagne devono essere progettate ad arte e devono durare per un arco di tempo adeguato, da uno a tre anni. Perciò hanno un alto costo. Il problema è che in altri Stati europei si fanno, in Italia no. Da vent’anni proponiamo un fondo nazionale per la prevenzione di circa un euro a cittadino con una trattenuta sulle accise, aumentando il costo delle sigarette. Al momento niente fondo e niente campagne.
Il fumo provoca danni anche all’ambiente?
I danni all’ambiente causati dal tabacco sono devastanti: deforestazioni, sfruttamento minorile, impoverimento delle risorse, contaminazione ambientale da pesticidi e dispersione delle cicche di sigaretta. Gli italiani fumano 50 miliardi di sigarette l’anno. Ciò significa 50 miliardi di cicche che in buona parte vanno a finire nei mari, al punto che il rifiuto più presente nei fondali del Mediterraneo sono i mozziconi di sigaretta. L’ENEA, con la nostra agenzia nazionale per la prevenzione (ANP) e della società scientifica di tabaccologia (SITAB) ha depositato un dossier di quattro anni di ricerche sull’impatto ambientale delle cicche, sui tavoli dei ministeri della Salute e degli Affari Regionali, che hanno costituito una commissione di esperti di cui fa parte il sottoscritto, con l’ex ministro Sirchia e il dott. Lombardi, ricercatore dell’ENEA.
Che danni provoca il tabacco?
Il danno del tabacco è multidimensionale, alla salute, all’economia e all’ambiente. E’ la calamità maggiore che l’umanità si sia procurata artificialmente; è la prima causa di morte evitabile al mondo. E’ l’unico prodotto di libera vendita che uccide prematuramente la metà dei suoi consumatori, perché un fumatore su due muore a causa del tabacco; l’altra metà muore per altre cause. I fumatori non sanno che si fumano anche i pesticidi che vengono impiegati massivamente nelle piantagioni; non sanno che in una vita si sono fumati un elenco telefonico di carta trattata chimicamente; non sanno che il tabacco è radioattivo e che 20 sigarette al giorno equivalgono a 30 radiografie l’anno.
Vuole dare un consiglio a chi vorrebbe smettere di fumare, ma non riesce?
Prenotare un colloquio con un esperto presso un Centro Tabagismo certificato dal Ministero della Salute. Per trovare quello più vicino basta cercare in un motore di ricerca “centri tabagismo”. Il tabagismo si può curare anche con l’ausilio di farmaci oltre al supporto “psicologico” che tecnicamente sarebbe il counselling tabaccologico strutturato.
Vuole dare un consiglio ai fumatori seriali, che non intendono smettere, perché appagati da questa dipendenza?
Potrebbero provare ad usare i vaporizzatori (e cigarette) scalando la nicotina, ma è sempre meglio farsi seguire da uno specialista.
Ha intenzione di chiedere un colloquio con Renzi per discutere della vicenda?
Del tutto improduttivo. Direbbe che le nostre ragioni sono condivisibili ma continuerebbe a fare l’interesse “della nazione” intesa come quadratura di bilanci. Le proposte le abbiamo presentate con varie formule in un paio di audizioni al Senato. Francamente non ho tempo da perdere con chi non ha il coraggio di investire sulla salute dei cittadini in termini di prevenzione. Che imparino da Australia, Inghilterra, Canada e persino Brasile, che hanno programmato, di concerto con l’OMS, di eradicare il tabagismo in un certo arco di tempo. Il loro progetto si chiama “Tobacco Endgame”, fine del gioco.
Non rende di certo onore ad uno Stato che il Presidente del Consiglio faccia da testimonial ad una tra le più contestate multinazionali di tabacco, anche se il fine può giustificare i mezzi, mezzi però che in questo caso si ripercuoteranno sulla salute di coloro che fanno del fumo della sigaretta la loro grande dipendenza. Ci si auspica che almeno sia presa in considerazione l’idea di organizzare delle campagne antifumo, come avviene negli altri Stati, questa si che sarebbe un’ottima mossa.