Maurizio Mattioli, dopo il successo di “ Rimbocchiamoci le Maniche” con una straordinaria Sabrina Ferilli, è protagonista al cinema con “ Non si ruba a casa dei ladri”, il nuovo film Carlo ed Enrico Vanzina con altri grandi nomi del cinema e della tv italiana come Vincenzo Salemme, Massimo Ghini, Stefania Rocca e Manuela Arcuri. Con questo film continua con successo la sua collaborazione ultraventennale con i fratelli Vanzina, qual è il segreto della vostra intesa? “ Quando Carlo ed Enrico mi chiamano per un film è perché mi conoscono molto bene, ormai sono come dei sarti esperti che hanno tutte le misure già pronte e io non mi preoccupo mai di niente, vado sul sicuro, forse possiamo discutere ogni tanto sull’ipotesi di spingere o meno l’accento e il dialetto romanesco o su un’intenzione che loro chiedono di sottolineare ma sono tutti piccoli dettagli del momento che si risolvono al volo, la struttura portante del personaggio è sempre quella da tempi immemorabili. Per fortuna io Carlo ed Enrico li faccio ridere. Sono due grandi signori nella vita e due profondi conoscitori del loro mestiere, con loro ho girato alcuni dei miei film migliori, come “ Il pranzo della domenica”, ma collaboriamo fin dalla fine degli anni 80, dai tempi de “ Le finte bionde”, ho girato con loro le fiction “ Anni 50” e “ Anni 60”, e in seguito ho recitato nelle loro commedie tante volte, tra noi ci sono sempre stati un rapporto sano e importante e una bella complicità, quando ci rivediamo è come se ci fossimo lasciati il giorno prima. La loro formula vincente risiede secondo me nel fatto che sono osservatori attentissimi della nostra epoca, del nostro costume e un po’ di tutte le classi sociali, dai nobili decaduti ai poveracci, mescolano sempre bene il cosiddetto generone romano, le abitudini della borghesia ma anche quelle del popolo, fotografano tutti nel loro reale modo di essere”. - Chi è il personaggio che interpreta questa volta? “ Si chiama Giorgio, è un poveraccio che vendeva macchine di lusso in un autosalone e a un certo punto si ritrova vittima di un fallimento e si adatta a fare l’autista di limousine per gli stranieri fino a quando non trova il suo amico Antonio interpretato da Salemme che gli propone di spalleggiarlo in una truffa che ha escogitato insieme a sua moglie per vendicarsi del politico corrotto che lo ha rovinato, un mascalzone che meritava pienamente di essere punito. E’ una classica commedia con un piccolo giallo al suo interno per i meccanismi della truffa da portare a termine, direi un giallo – rosa simile a quelli con Audrey Hepbum tipo “ Sciarada” o “ Come rubare un milione di dollari e vivere felici”. - Secondo lei “ Non si ruba a casa dei ladri” entra nella scia della grande commedia italiana del passato portando in scena oltre il divertimento anche problemi civili e sociali come la corruzione generalizzata? E’ un film divertente e allegro ma capace di denunciare un tipo di comportamento di certi politici, al di là dello schierarsi ideologicamente da una parte o dall’altra. Nella rappresentazione della nostra realtà quotidiana c’è dentro tutto, sono cose che potrebbero succedere, racconta persone con le loro problematiche e ognuno si porta dietro la sua disperazione e il suo bisogno di rivincita”.