L’Istat ha diffuso una nuova nota con la quale fotografa la situazione nel mese di Novembre 2016 dei contratti di lavoro e delle retribuzioni. Ancora una volta il quadro che emerge non è dei migliori.
A novembre 2016 “l’indice delle retribuzioni orarie rimane invariato rispetto al mese precedente e aumenta dello 0,4% nei confronti di novembre 2015” e complessivamente “nei primi undici mesi del 2016 la retribuzione oraria media è cresciuta dello 0,6% rispetto al corrispondente periodo del 2015”. Si tratta, tuttavia, dell’aumento salariale più basso mai registrato dal 1982, ovvero da quanto l’Istituto di statistica ha iniziato le rilevazioni sulla variazione delle retribuzioni.
In particolare “i settori che presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono: alimentari, bevande e tabacco (1,8%); energia elettrica e gas (1,4%) e commercio (1,0%)” mentre si “registrano variazioni nulle nei settori dell'agricoltura; delle estrazione minerali; del legno, carta e stampa; dell'energia e petroli; delle chimiche; della metalmeccanica; dei servizi di informazione e comunicazione; delle telecomunicazioni e in tutti i comparti della pubblica amministrazione”.
Sul dato, che costituisce l’ennesima conferma delle difficoltà del mondo del lavoro, incide in modo significativo l’enorme numero di contratti di lavoro scaduti e non ancora rinnovati (8.8 milioni). “La quota dei dipendenti in attesa di rinnovo – rileva l’Istat - per l'insieme dell'economia è dunque pari al 68,0% in aumento rispetto al mese precedente (67,9%)”. L’attesa per il rinnovo del contratto costruisce l’altro dato preoccupante e impattante sulle retribuzioni “è in media di 42,1 mesi in diminuzione rispetto allo stesso mese del 2015” quando era del 59,3% mentre “l'attesa media calcolata sul totale dei dipendenti è di 28,7 mesi, in sensibile crescita rispetto ad un anno prima” quando era del 22,5%”.
Gli ultimi rinnovi siglati tra datori di lavoro e sindacati sono quello della Pubblica Amministrazione, firmato il 30 novembre e che era fermo da 7 anni, e quello dei metalmeccanici siglato il 26 novembre poi sottoposto al voto nei giorni scorsi e il cui esito non è ancora noto.
Sui dati dell’Istat si è espressa in modo duro la Federazione dei Lavoratori della – CGIL (Flc-Cgil). “Abbiamo più volte stigmatizzato come dal 2009, per i lavoratori e le lavoratrici dei settori della conoscenza, non si riesca a rinnovarne il contratto nazionale, nonostante una decisiva sentenza della Corte Costituzionale, che impone al governo di provvedervi con rapidità” ha detto il Segretario Nazionale Francesco Sinopoli. “Occorre mettere riparo - ha continuato Sinopoli - a una profonda ingiustizia, che vede lavoratori e lavoratrici della conoscenza agli ultimi posti della scala salariale europea, in particolare nel confronto di grandi nazioni come Francia, Germania o Spagna. Il rinnovo del contratto nazionale è una delle vie principali per colmare il gap salariale, per ricostruire fiducia in un mondo, quello della conoscenza, considerato ingiustamente e indebitamente talvolta marginale e talvolta costituito da “fortunati”.