Una cellula affiliata o riconducibile all’Isis è stata sgominata venerdì scorso in Kuwait con l’arresto delle sei persone che la componevano.
Si tratta di un kuwaitiano, tre siriani, un egiziano e un libanese. A dare la notizia sono stati quasi congiuntamente Cnn e tv di Stato kuwaitiana, rifacendosi a fonti del governo di Kuwait City (ministero dell’Interno).
Particolarmente inquietante la rivelazione fatta alla polizia da uno degli arrestati: si tratta del libanese, che è anche il leader del gruppo. Questi ha dichiarato di aver comprato razzi FN6 e munizioni per la milizia dall’Ucraina. Il materiale bellico sarebbe quindi arrivato in Kuwait attraverso la Turchia. Ma non perché trovasse la sua utilizzazione nell’Emirato: l’uomo, infatti, ha confessato anche di aver fornito, con i suoi compagni, supporto logistico ai terroristi che hanno effettuato i più recenti attacchi in Libano e gli ultimi, sanguinosissimi, in Francia.
La cellula, dunque, non risulta che fosse una realtà operativa in territorio kuwaitiano: con tutta evidenza collaborava, semmai, in azioni fuori dal Paese, con altri quattro militanti dell'Isis, due siriani e due australiano-libanesi, sfuggiti alla cattura perché non presenti sul suolo kuwaitiano nel momento in cui è scattato il blitz.
In effetti, come appurato dagli inquirenti, non si può definire neanche una cellula combattente, bensì di un gruppo di “sostegno finanziario” ai fratelli isisini dell’Iraq e della Siria: con tutta probabilità non è l’unico nella penisola arabica.