Per qualche ora, durante la scorsa notte, la Croazia aveva chiuso la propria frontiera ai migranti, per poi riaprirla.
La chiusura parziale, come aveva riferito l’emittente privata serba B92, era stata motivata dalla necessità di contenere il flusso incessante di profughi provenienti dalla Serbia e diretti in Slovenia, da dove poi proseguire verso le mete ultime, e cioè l’Austria e la Germania. Non erano mancate, in realtà, proprio le pressioni del governo di Lubiana, che si era lamentato con Zagabria per il numero eccessivo di persone – le ultime nuove protagoniste della prima grande ondata di migrazioni etniche del nuovo millennio – concentratesi ai suoi confini.
Ė stata quindi la BBC a riferire del contrordine, cioè della riapertura: questo ha consentito di sbloccare la situazione di circa 3000 persone che si erano già rassegnate a passare la notte all’interno o nei paraggi del villaggio di Berkasovo, al confine tra Serbia e Croazia (siamo nella provincia di Vojvodina), cercando di scampare il meglio possibile alle insidie del freddo notturno e di trovare un riparo dalla pioggia incessante. Contemporaneamente, però, il “traffico” di profughi ha continuato ad essere drammaticamente “congestionato” al confine tra Croazia e Slovenia.
Per il governo di Zagabria la decisione relativa all’apertura/chiusura della ai migranti è un vero e proprio “tira e molla”: da sabato 17 a lunedì 19 infatti il suo “varco di passaggio” era già stato chiuso, quindi nel tardo pomeriggio di lunedì era stato riaperto. Un nuovo urgente ripensamento, come abbiamo visto, è quindi sopravvenuto nel corso della notte tra lunedì e martedì.