Condannato a tredici anni e quattordici mesi di carcere, per aver causato gli incidenti scoppiati durante una manifestazione studentesca.
Nel corso di essi morirono un sostenitore chavista e due manifestanti antichavisti. I fatti risalgono al febbraio 2014. Così si è pronunciata la giudice Susanna Barrientos. Ma, subito dopo la sentenza, il primo pensiero di Leopoldo López, quarantaquattrenne capo dell’opposizione politica al presidente Nicolás Maduro, non è per il delfino di Chavez, né per il suo modo di governare iniquo e opaco come quello del predecessore, e neppure per la giustizia inesistente del venezuela, ma è per la famiglia. Per i suoi due bambini.
Sono loro i destinatari dell’umanissima lettera che la moglie di López, Lilian Tintori, ha letto pubblicamente in una piazza di Caracas lo scorso sabato. E il cui scopo è quello di raccomandare loro di non smettere mai, neanche per un momento, di credere nell’onestà del padre, nonostante tutto ciò che di lui leggeranno o sentiranno dire nei prossimi mesi.
“Vi diranno che il papà è colpevole, ma non è vero. Papà è più libero che mai.” Anche se a volte, troppo spesso, l’ impegno nella lotta per una politica più giusta, più trasparente, si paga con la perdita della libertà. E López, leader di Voluntad Popular, si trova in carcere, a Ramo Verde, già da diciotto mesi. “Più di un anno fa, quando seppi che l’élite corrotta che guida il nostro Paese aveva ordinato di mettermi in galera nella speranza che questa prospettiva mi inducesse a lasciare il Paese, non ci pensai due volte a cercare io stesso il giudizio, e ad affrontarlo pur sapendo che era infame.”
E nonostante il sostegno ricevuto da Amnesty International, Human Rights Watch, dalla Commissione Interamericana per i Diritti Umani, e da qella delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, oltreché dal Parlamento di Strasburgo e dalla Casa Bianca, tutti consci delle gravi irregolarità del processo e della condotta apertamente, spudoratamente ostruzionistica della magistratura nei confronti delle strategie difensive dell’uomo.
Ma forse è andata come voleva lui, López: dopo tutto è più pericoloso in gabbia, da esempio virtuoso, che a piede libero, in un Paese straniero, costretto magari a muoversi clandestinamente con un’identità coperta.