Il mondo dell'informazione ha il suo ennesimo caduto.

Il giornalista Thaer al-Ajlani è stato brutalmente ucciso mentre stava documentando gli scontri tra l'esercito siriano e i gruppi terroristici di Al-Nusra nella zona di Jobar, a est di Damasco, da tempo al centro di furiosi combattimenti.

Al momento non si hanno notizie su chi abbia “martirizzato” - termine usato nelle scarne righe di cronaca internazionali – al-Ajlani o la dinamica dell'assassinio, a causa anche del pericolo intorno alla zona di guerra, che ha intralciato il lavoro degli altri reporter nel tentativo di documentare la tragica perdita.

Il reporter, nativo di Damasco, era molto attivo sul fronte dell'informazione in prima linea e collaborarva con molti giornali siriani e libanesi, nonché con una radio,  la Sham fm, per documentare ciò che sta accadendo proprio sul suo paese.
Sul suo ultimo post, sui social network Facebook e Twitter, nella giornata di ieri scriveva che L'esercito siriano sta sparando raffiche di razzi ora verso le posizioni di Faylaq al-Rahman, a est di Damasco.

L'elenco di giornalisti caduti durante l'adempimento del proprio lavoro, così indispensabile per alcune zone calde del mondo, che altrimenti sarebbero nell'oblio o non verrebbero documentate in modo soddisfacente, purtroppo ancora una volta si allunga, dove il reporter viene visto solo come un bersaglio o una vittima predestinata, in quanto cosciente del rischio al quale si espone per il proprio lavoro.