Non solo studentesse rapite e fatte sparire quasi del tutto dalla circolazione.
Dalla fine del 2014 sono stati circa millecinquecento i bambini camerunensi sequestrati, e spesso usati come scudi umani, dagli islamisti nigeriani di Boko Haram. La denuncia, il 6 giugno, arriva direttamente dalla coordinatrice Onu in Camerun, la marocchina Najat Rochdi.
Naturalmente, quando parliamo di fine del 2014, ci riferiamo più precisamente a tutto il secondo semestre dell’anno: secondo l’agenzia Misna, infatti, l’incremento delle attività militari dei fondamentalisti di Maiduguri in Camerun si può osservare proprio a partire da luglio.
Ha un dottorato in matematica, la Rochdi, dunque di numeri si intende, ma quelli che deve snocciolare per parlare del delicato tema dei bambini in mano a Boko Haram sono certamente tra i più amari che si sia mai trovata a maneggiare.
“Fanciulli tra gli otto e i dodici anni”, ha dichiarato la coordinatrice delle Nazioni Unite, vengono dall’oggi al domani trasformati in bambini-soldato, e mandati “in prima linea” a combattere contro l’esercito di Yaoundé. Poi, data l'inevitabile inesperienza, è più che naturale che la gran parte di di loro finisca per essere semplicemente, e tragicamente, carne da macello.
Ma non si sa se sia più deprecabile la sorte che tocca ad essi o quella riservata ad altri minori fatti prigionieri, e resi in pratica dei piccoli schiavi: a differenza dei loro compagni di sventura forzatamente militarizzati, questi sono invece costretti a svolgere lavori pesanti, o a procacciare acqua e cibo per i miliziani, nel corso delle campagne bokoharamiane di distruzione e di morte.