Mubarak, tutto da rifare?
In realtà non siamo tornati al giorno zero della sua vicenda giudiziaria. L’agenzia Mena, l’Ansa del paese dei faraoni e delle piramidi, nelle prime ore di giovedì 4 giugno era incorsa in una svista abbastanza clamorosa. Aveva battuto, infatti, che, con un colpo di spugna, la Corte di Cassazione egiziana, in accoglimento dei ricorsi della procura, aveva cancellato tutti i verdetti di assoluzione in favore dell’ex presidente Hosni Mubarak, dei suoi figli Alā e Gāmal e dei suoi collaboratori di partito.
Non è così. L’assoluzione che è stata negata all’ex raìs riguarda unicamente il verdetto relativo alla sanguinosa repressione delle rivolte di piazza al Cairo e nel resto del Paese nel 2011. Venerdì 28 gennaio, cento morti in un solo giorno: il punto più alto toccato dalla risposta autoritaria che Mubarak e il suo governo diedero all’insurrezione che scuoteva l’intero Egitto dall’inizio di quello stesso mese (più precisamente dal 17). Ma ora, a rimanere alla sbarra, è rimasto solo lui. Così infatti, dopo la correzione in corsa, recita il testo diramato da Mena:
“La Corte di Cassazione ha ordinato che l’ex presidente Mubarak sia di nuovo sottoposto a processo per l’uccisione di manifestanti nel 2011. La corte ha assolto (il che significa che ha confermato ‘assoluzione, ndr) i due figli di Mubarak, Alā e Gāmal, l'uomo d'affari latitante Hussein Salem, l'ex ministro dell'Interno Habib el Adly e sei dei suoi collaboratori”.
Appuntamento al 5 novembre per la riapertura del processo. Questa volta, assicurano i media egiziani, qualunque verdetto arriverà, esso sarà “definitivo, assoluto e senza appello”.