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Distruzione Nimrud, per Unesco è crimine di guerra

Rovine abbattute con le ruspe

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Non possiamo restare in silenzio”. Una strage dei beni culturali non è meno importante di una strage di esseri umani. Specie in Iraq, la culla del mondo. E di certo l’Unesco non può rimanere in silenzio, dopo le devastazioni al sito archeologico di Ninive, dopo la trasformazione in mattatoio artistico del museo archeologico di Mosul e dopo la distruzione delle rovine di Nimrud, distruzione, tra l‘altro, ancora in corso mentre lo sdegno correva attraverso i canali di informazione della comunità internazionale, la mattina del 6 marzo.

L’Isis continua la sua campagna di odio contro la cultura extra-islamica, che viene automaticamente bandita e rimossa come anti-islamica. Il ministro del Turismo e delle Antichità iracheno ha denunciato con un post su Facebook che gli uomini del Califfato stanno facendo tabula rasa del’antica città assira, a colpi di ruspa. “Un crimine di guerra”: così si è espressa l’agenzia Onu parigina, per bocca della sua direttrice generale, Irina Bokova. Che si appella “a tutti i responsabili politici e religiosi del Nord Iraq, perché si sollevino contro una simile barbarie”.  

Nimrud, corrispondente alla biblica Calah, venne edificata nel XIII secolo a.C. da Salmanassar I e divenne capitale dell’impero assiro con Assurnarsipal II, nel IX secolo. Ė una città fantasma dal 610 a.C., da quando cioè venne abbandonata. Ai suoi resti non bastavano i secolari “nemici” ambientali.

Laddove il clima e l’erosione delle sabbie non avrebbero, forse, potuto, se non nel lunghissimo periodo (e comunque con un margine di tempo sufficiente ad escogitare una politica di conservazione adeguata), i bulldozer degli jihadisti promettono di riuscire con un risparmio considerevole in termini di attesa.              

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