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Croazia, una conservatrice a capo dello Stato

La Kitarovic si impone al ballottaggio

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Dalla morte di Tudjman, padre fondatore della Croazia odierna, avvenuta nel 1999, i conservatori non erano mai riusciti a guidare la nazione con la bandiera a scacchi. Ecco perché la vittoria di Kolinda Kitarovic l’11 gennaio, nel ballottaggio delle presidenziali il cui primo turno si era svolto il 28 dicembre, è davvero un evento storico: doppiamente storico, perché segna non solo il ritorno alla guida dello Stato dei veri eredi politici di Tudjman - la Kitarovic è espressione dell’Unione Democratica Croata, il partito tudjmaniano - , ma anche l’ingresso di una donna, per la prima volta nella storia croata, nel Palazzo di  Gornij Grad (cioè quello presidenziale, che si trova appunto in questo quartiere della capitale Zagabria).
Kolinda Grabar-Kitarovic, quarantasette anni, vanta un profilo  già molto noto a livello internazionale per gli importanti incarichi diplomatici ricoperti e per il suo essere membro della Commissione Trilaterale (un forum di dialogo nippo-euro-americano).. Parlamentare dal 2003, in quello stesso anno da ministro dell’Integrazione europea (il suo primo incarico governativo) ha aperto la strada al processo di adesione all’UE della Croazia, conclusosi nel 2013. Ministro degli Esteri croato  dal 2005 al 2008 e poi ambasciatrice del suo Paese negli Stati Uniti durante i quattro anni successivi,  nel 2011 è diventata la prima donna a ricoprire, in ambito NATO, il ruolo di Segretario generale aggiunto. Ha tenuto questa carica fino al 2014. Intanto sin dal 2012 veniva seriamente accreditata come candidata del suo partito per le presidenziali. L’investitura vera e propria è avvenuta alcuni mesi prima del voto. Di certo alle urne per la Kitarovic non è stata una marcia trionfale. Superato il primo turno con un non esaltante 37% dei consensi, si è infine imposta, seppur di strettissima misura, nel ballottaggio con il presidente uscente, Ivo Josipovic, esponente del Partito socialdemocratico croato.  50,73% contro 49,46%: un piccolo margine per una svolta epocale, che avrà ufficialmente inizio il 19 febbraio prossimo.

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